Quel che poteva essere, quel che non è stato. Paulo Dybala prometteva molto più di quel che ha mantenuto, ma non è stata tutta colpa sua, scrive Sebastiano Vernazza su La GAzzetta dello Sport. Dybala ha pagato una fragilità di fondo. La scheda su Transfermarkt certifica 30 infortuni per un totale di 112 partite perse, ma forse è una stima per difetto. Dybala è un 10 classico, per giunta mancino puro, e se nasci argentino di piede sinistro, sei condannato a un destino di paragoni schiaccianti. I più anziani raccontano la storia di Omar Sivori, i diversamente giovani beatificano Diego Maradona, i ragazzi dicono che come Leo Messi non c'è stato e non ci sarà mai nessuno. C'è stata una sera in cui sembrava che Dybala ce l'avesse fatta a decollare verso il cielo dei grandi numeri 10, è stata la notte di Juve-Barcellona 3-0, quarti di finale della Champions 2016-17. E adesso l'Arabia, a soli trent'anni, per garantirsi una vita agiata perenne. Dybala guadagnerà una montagna di soldi, ma pagherà il prezzo dell'addio al calcio vero. Casomai Dybala non si ambientasse, ci piacerebbe che l'Italia lo riaccogliesse. Paulo non è ancora partito e già ci manca il suo movimento da destra a sinistra, per rientrare e tirare di mancino. Non ha percorso l'ultimo miglio, non è entrato nel club dei grandissimi come Maradona, Messi o Baggio. Sarà ricordato bene lo stesso.
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La Gazzetta dello Sport
Grande incompiuto. Così bravo e fragile è stato schiacciato dai troppi paragoni
La scheda vede 30 infortuni per un totale di 112 partite perse, ma forse è una stima per difetto
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