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La Gazzetta dello Sport

Flavio Insinna: “Mandare via De Rossi è stata una vergogna. Non c’è stato rispetto”

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Le parole del celebre conduttore televisivo: "Quel ragazzo per noi significa tantissimo: è per bene, coraggioso, schietto e onesto. Invece è stato usato come parafulmine e mandato via così dopo quattro partite"
Redazione

Venerdì pomeriggio il nome di Flavio Insinna rimbalzava freneticamente su radio e siti giallorossi. La sua fede romanista è nota da tempo, ma stavolta c'è di più. Il conduttore e attore stava infatti rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione di "Famiglie d'Italia", scrive Elisabetta Esposito su La Gazzetta dello Sport. Gli chiedono un parere sul momento della Roma e Insinna, romano di piazza Tuscolo, risponde con la massima serietà: "Mandare via De Rossi è stata una vergogna. Mi dispiace molto perché è una persona seria che ama la Roma. Non c'è stato rispetto". Impossibile non saperne un po' di più...

Insinna, quanto è arrabbiato per quest'addio? "Io non sono uno che si è alzato una mattina e ha detto: "Sono della Roma", ho alle spalle chilometri e chilometri di trasferte... Noi abbiamo una storia, con tante cose belle e tantissime meno belle. E abbiamo dei simboli. La società ne ha chiamato uno, De Rossi appunto, perché soltanto lui avrebbe potuto sostituire un'icona come Mourinho. E poi che fa? Lo manda via di mercoledì, licenziato con la stessa facilità con cui si cambia una piantina sul terrazzo? E ora c'è già chi pensa di aver sbagliato. In radio ho sentito dire che potrebbe tornare..."

Più deluso dalla dirigenza o dispiaciuto per De Rossi?"Entrambe. Quel ragazzo per noi significa tantissimo: è per bene, coraggioso, schietto e onesto. Invece è stato usato come parafulmine e mandato via così dopo quattro partite. Uno ci resta male, molto male. Per quanto riguarda la società oggi guardo la mia squadra e penso: "Che si fa?". Sono molto preoccupato. È andata via anche la signora (l'ex Ceo Lina Souloukou, ndr), chi c'è? Chi guida davvero questo club? I ragazzi hanno bisogno di sentirsi protetti. Juric farà quello che può fare una persona da sola, ma quando vinci lo fai perché funziona tutto, da chi apre il cancello a te che segni. Così si sbanda".

Ha visto la sconfitta europea contro l'Elfsborg?"Sì, una squadra così mi avvilisce e mi preoccupa.Non vedo anima, si può perdere in mille modi, così no. Sono quelle stagioni che speri solo che passino in fretta, anche se non è giusto per i tifosi. Il popolo giallorosso meriterebbe un trofeo a stagione, guardate che è successo con Dybala: è bastato un suo "Ci vediamo domenica" per scatenare la città".

La squadra tecnicamente come le pare?"Preferisco aspettare, ma ribadisco che sono molto avvilito. È come se nessuno riuscisse a trasferire alla squadra un'idea. Se potessi fare un sondaggio come nel mio programma chiederei: che possiamo fare noi tifosi per far sì che la Roma ritrovi lo spirito di squadra. I fischi a Pellegrini? È un peccato, spero in una sua rinascita ma mi sembra una persona infelice. Giocare così sarebbe devastante per chiunque".

Un idolo sportivo?"Per sempre Agostino Di Bartolomei, con i suoi silenzi che dicevano più di mille parole. Anche lui è stato mandato via in modo sbagliato, probabilmente le sua vita sarebbe stata diversa. Un uomo con quella sensibilità non si può abbandonare così".