Si è capito: era la sfida fra le malate più convalescenti del campionato, non solo fra le loro difese claudicanti. Come riporta La Gazzetta dello Sport, il principale timore di Ranieri è stato confermato dopo 4’, su inserimento di Benassi completamente dimenticato da Perotti. Buon per la Roma, Mirante ha dato ragione alla giubilazione di Olsen e si è ripetuto al 12’, su Muriel:il lancio lungo era stato di Gerson, arretrato per trovare spazi più comodi di quelli cercati alle spalle del muro Cristante-Nzonzi. La Fiorentina stava confermando e avrebbe confermato il suo identikit di squadra che ha idee e soluzioni di gioco interessanti, anche se progettate e realizzate un po’ a sprazzi. E anche buone armi sui calci da fermo, come si è visto al minuto 14, su azione da corner: marcature giallorosse morbide, stacco di testa di Pezzella e Roma gelata. Ma non piegata, anzi accesa: come da subito, e per un po’ quasi da solo, era stato Zaniolo. Trequartista al pari di Gerson ma con altra libertà; altro passo rispetto a Veretout, chiamato alla solita saggia gestione della manovra e delle convivenze in campo ma anche ad un mismatch nella schermatura singola sul gioiellino; altro timing rispetto a Pezzella nell’andare a mordere di testa un cross di Kluivert pescato da un cambio gioco di Dzeko. La cosa migliore del bosniaco: una delle poche, in verità. E l’azione più bella della partita della Roma, anche se simile a quella che avrebbe portato al secondo pareggio, nella ripresa. Già perché la Roma, una volta raddrizzata la partita, non ha lasciato mettere alla Fiorentina il suo abito buono ma come spesso le succede ha fatto fatica a tenere il governo della gara. Nel frattempo la squadra di Pioli ha continuato a masticare il suo possesso ragionato e a vivere dei lampi di Muriel (2-1 sfiorato con un tiro da 20 metri abbondanti respinto dal palo) e dell’ex Gerson, che ha avviato e chiuso l’azione del 2-1, ispirato da Biraghi e aiutato da una deviazione di Juan Jesus. Tutto gradevole, ma anche agevolato dalle solite concessioni della Roma. Sempre uguale a se stessa, ma stavolta anche nella capacità direagire: deviazione per deviazione, è stato Milenkovic ad accompagnare in porta il radente del 2-2 pensato ancora da Kluivert e firmato Perotti, al terzo gol consecutivo.
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