Mancava davvero poco e questa consapevolezza rende più amaro il pareggio con cui la Roma inizia l'avventura in Europa League, scrive Gian Battista Olivero su La Gazzetta dello Sport. Però l'Athletic Bilbao è una buona squadra e nella ripresa, a causa della stanchezza e di alcuni cambi peggiorativi, i giallorossi si sono progressivamente spenti. Dopo un buon primo tempo giocato in costante pressione, la Roma è scoppiata e a quel punto è emersa la tecnica in velocità dell'Athletic che dalla panchina ha pescato, a differenza della Roma, cambi migliorativi. La Roma, dopo un quarto d'ora di attesa, prende in mano la partita vincendo tutti i duelli, pressando alto quando può, organizzando una fitta rete di passaggi ben congegnata e, in alternativa, cerca subito la profondità lanciando Dovbyk quando la linea difensiva dei baschi si alza molto.
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La Gazzetta dello Sport
Ahi, Roma: così fa male. Si illude con Dovbyk, domina ma non la chiude
All'Olimpico, contro l'Athletic Bilbao, finisce 1-1 con gli spagnoli che pareggiano all'85'
La prima conclusione, però, diventa gol: al 32' una bellissima azione corale, iniziata da uno scippo di Ndicka su Guruzela e proseguita da Kone, Celik, Dybala e Baldanzi, manda Angelino al cross che Dovbyk trasforma in un'esecuzione. L'Athletic resta sorpreso dall'aggressività giallorossa e fatica a reagire. Ma quando quella pressione cala a causa di un'evidente stanchezza, le cose cambiano. L'Athletic passa al 4-2-3-1, spinge tanto a sinistra dove Abdulhamid va sempre in difficoltà e al 40' arriva il pareggio in una situazione di superiorità numerica e abbastanza prevedibile. Errori e lacune sonos superiori ai rimpianti.
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