rassegna stampa

Virginia si aggrappa a Totti sullo stadio, e il piano già bocciato ora spacca i suoi

La sindaca: "#FamoStoStadio nel rispetto delle regole. Aspetto il Pupone in Campidoglio per parlarne"

Redazione

Il #FamoStoStadio è diventato il tormentone. Dopo Spalletti, e insieme a Dzeko, ecco che scende in campo Francesco Totti. Il suo «vogliamo il nostro Colosseo moderno, una struttura all'avanguardia per i tifosi giallorossi e per tutti gli sportivi» diventa la palla su cui si tuffa Virginia Raggi, in cerca di consenso. «Caro Francesco, ci stiamo lavorando», risponde il sindaco al campione: «FamoStoStadio nel rispetto delle regole. Ti aspettiamo in Campidoglio per parlarne». Pallotta ha mandato in pressing la sua squadra, la Raggi si mette in scia per motivi politici e di affannoso contropiede comunicativo ma l'abbraccio strumentale per entrambi sembra pieno d'insidie per la società giallorossa. Se il sindaco si aggrappa a uno scoglio solido e popolare, la Roma, questa si appoggia a una giunta claudicante. E offre alla Raggi e ai 5 stelle una coperta lunga, almeno fino alle elezioni politiche probabilmente non vicinissime, sotto cui infilare gli errori politici compiuti e le inadeguatezze amministrative dimostrate e ancora in corso. Comprese quelle che riguardano proprio lo stadio. Che diventa il vorrei ma non posso di Virginia. L'espediente per risalire la china, pur sapendo che l'amministrazione comunale che lei dirige ha appena bocciato, con una relazione tecnica in cui si indicano dettagliatamente tutte le carenze, la realizzabilità del progetto stadio. Definito «ecomostro» dalle associazioni ambientaliste, giudizio condiviso da una larga fetta dei grillini e la cui fattibilità è stata l'altro giorno negata dall'assessore Berdini, lo stadista, con queste parole a proposito degli sponsor privati: «L'hanno presa sui denti», come riporta Ajello su Il Messaggero.

Il problema è che nessuno ha mai messo in discussione il diritto della Roma al suo stadio. Ma la praticabilità del progetto in quella zona, a Tor di Valle, in quelle condizioni e con tutte quelle incognite. La Raggi che dice «facciamolo nelle regole» dunque fa una plateale inversione a U e la sua mossa vorrebbe accarezzare la città e blandire il popolo giallorosso, pur di salvarsi. Ieri l'ex premier Renzi ha caldeggiato la realizzazione dell'opera e l'attuale ministro dello sport, Luca Lotti, ha twittato: «Io sto con il #FamoStoStadio». Che non sarà come quello della Juve, appartenente alla società bianconera, ma di proprietà di Pallotta, il quale lo darà in affitto alla società giallorossa per due milioni di euro all'anno. Intanto la Roma, per andare in porta, ha schierato il suo Pupone. Però la Raggi, in questo gioco, rischia un clamoroso autogol.