L’area di Tor di Valle è «pericolosa» a livello idrogeologico (tradotto: c’è il rischio inondazioni) ecco perché il Comune «ritiene che la Conferenza dei Servizi non possa concludersi con esito favorevole». Firmato: il direttore del Dipartimento Urbanistica di Roma Capitale. Si conclude così la lettera spedita ieri dagli uffici dell’assessore Paolo Berdini alla Regione Lazio. La missiva è arrivata alla Pisana giusto 24 ore prima dell’ultima seduta della conferenza, convocata per stamattina, che dovrà decidere se bocciare o approvare definitivamente il progetto del nuovo stadio, una controversa operazione immobiliare da quasi un milione di metri cubi, in gran parte destinati a negozi, hotel, uffici e ristoranti (solo il 14% andrebbe all’impianto sportivo vero e proprio). Parole molto nette, quelle presenti nel documento elaborato dall’Unità “Piano Regolatore” del Campidoglio e che sembrano mal conciliarsi con quanto filtrava ieri dagli uffici della sindaca Virginia Raggi. Tanto che molti assessori grillini non sarebbero nemmeno stati informati dell’iniziativa. Il Comune infatti ieri ha fatto sapere di avere chiesto ufficialmente la proroga della conferenza, sfruttando la sospensione di 30 giorni concessa dalla legge. Lo stesso Berdini, intercettato a margine dei lavori dell’Assemblea Capitolina, confermava: «Chiederemo la proroga e la Regione non può non accettarla, dato che lo consente la normativa nazionale».
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Verso il no a Tor di Valle. Il Campidoglio ammette «il rischio inondazione»
Berdini commenta: "Non escludo che alla fine possa esserci uno stop totale all'operazione"
Berdini ieri ha confermato anche la spaccatura all’interno del Movimento. «Ci sono tre linee di pensiero. C’è chi è proprio contrario allo stadio e alla speculazione, chi vorrebbe costruirlo ma nel rispetto del Piano regolatore e chi invece è favorevole ma con un taglio molto leggero delle opere private. Se dovessi scommettere 10 euro, su quale di queste linee punterei? Direi la prima o la seconda». Precisazione: «Quindi sì, non escludo che alla fine possa esserci uno stop totale all’operazione». Uno stop che in realtà è già stato messo nero su bianco nelle carte inviate ieri dagli uffici dell’Urbanistica alla Regione. Per motivare l’«esito non favorevole» della valutazione, il Comune ha ammesso che l’area scelta dai privati è a rischio inondazione, come aveva già certificato l’Autorità di Bacino e come è stato sottolineato anche dagli esperti dell’Istituto nazionale di Urbanistica. «In tale condizione – si legge nel documento di Palazzo Senatorio – nessuna variante urbanistica sulle aree a rischio per fenomeni idraulici potrà essere adottata da Roma Capitale», come riporta De Cicco su Il Messaggero.
Secondo il dipartimento Urbanistica del Campidoglio, il parere positivo della conferenza, «che sostituisce ogni autorizzazione o permesso a costruire», non può essere rilasciato «fino alla dichiarazione di non pericolosità idraulica delle aree interessate». Una certificazione che però «non potrà intervenire prima della realizzazione delle opere di difesa e del relativo collaudo, a seguito di una specifica richiesta, da avanzarsi a cura della Regione Lazio, secondo la procedura ordinaria (non in deroga) prevista dal Piano di Assetto Idrogeologico».
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