Primatista mondiale di incoerenza. Eccola, la Roma. E, diteci, si era mai vista una squadra che soffre a stare in casa? I numeri della vigilia, però, affermavano questo, con 28 punti conquistati lontano dall'Olimpico e solo 25 nella Capitale. Più che battere il Torino, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero, la Roma dovrà prima superare se stessa, si diceva alla vigilia.
rassegna stampa
Uno, due e tre: la Lupa ritrova la strada di casa
Vittoria all'Olimpico da parte di un gruppo che fatica a giocare davanti al pubblico amico e che invece si esalta in territorio nemico
La Roma inciampa, sbanda, barcolla e non molla grazie alla solita protezione super di Alisson, capace di neutralizzare tutto e tutti. In fase offensiva nulla da segnalare se non la prova, opaca assai, di Schick.
Roma lontanissima parente, in parole povere, di quella vista al San Paolo di Napoli e (troppo) spesso in balia (tattica, soprattutto) degli avversari. E, onestamente, il complesso Olimpico c'entrava poco, se non nulla. C'entrava, se mai, la capacità o no di bucare il portiere avversario. Come riuscito a Manolas, con un colpo di testa potente e preciso. Questo per dire che se uno ci prova, prima o poi ci riesce. E la Roma, fino a quel momento, non ci aveva mai provato. Quasi automatici, con la mente libera, il secondo gol di De Rossi e pure il terzo di Pellegrini. Crederci sempre, provarci ancora e passare alla cassa. Facile, anche se non scontato.
Forse adesso la Roma avrà meno paura di esibirsi davanti alla propria gente. E c'è in arrivo lo Shakhtar. Ci sarà bisogno di un'altra vittoria. Provarci sempre. Crederci fino alla fine.
© RIPRODUZIONE RISERVATA