rassegna stampa

Una Roma capovolta

Di società e squadra non piace più niente a nessuno. La gente si sente tradita dall’Idea. Che è svanita nel nulla

Redazione

Pollice verso. L’Olimpico, e non il Colosseo come idealizzato da Pallotta, ha condannato la Roma di Garcia. Eppure i gladiatori giallorossi non sono stati sconfitti dal Bate Borisov. Anzi sono entrati tra le migliori 16 d’Europa, prima volta per il presidente e l’allenatore, loro sì felicissimi per l’impresa che i tifosi hanno però bocciato. Come riportato nell'edizione odierna de "Il Messaggero" di società e squadra non piace più niente a nessuno. La gente si sente tradita dall’Idea. Che è svanita nel nulla. Restano le chiacchiere, sul progetto e sul gioco. La Sud non c’è più. L’hanno messa alla porta. Ma proprio la Curva, all’alba dello sbarco americano, scrisse a chiare lettere: mai schiavi del risultato. La tifoseria sposò la svolta epocale che è però presto evaporata. Proprio Pallotta, e con lui i non improvvisati suggeritori di Trigoria, ha esaltato il passaggio del turno. Loro sì schiavi del risultato (la qualificazione) e del ricavato (13 milioni).

Certo che fischiano i tifosi (non gli ultrà, però: i cattivi stanno fuori, dentro ci sono le famiglie...). Perché la Roma fa piangere. Impaurita, sciatta e tatticamente inadeguata.  L’identità non esiste. Cancellata proprio come il senso di appartenenza. Il gruppo costa sempre di più (monte ingaggi spropositato) ed è sempre meno italiano e romano. Florenzi, l’ultimo ragazzo cresciuto nel vivaio, è irriconoscibile. Fuori ruolo per il mercato sbagliato, terzino migliore del mondo per chi non accetta i fischi ma pretende solo applausi. Il costo del biglietto dà diritto esclusivamente a quelli (cit. Baldissoni).

(U. Trani)