Per l'esattezza un anno fa ci siamo svegliati con un trauma: José Mourinho esonerato. Fine di un'era, forse di un sogno, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Tifosi distrutti per l'addio del loro condottiero, la Roma nel frattempo estrae dal cilindro la mossa palliativa: Daniele De Rossi, la nuova guida tecnica, il post José si porta addosso il nome di Roma. Daniele, solo lui poteva raddrizzare una barca che stava andando alla deriva, la sconfitta contro il Milan a San Siro era l'ultimo atto dello Special, sbattuto fuori come il primo colpevole di ogni male. In un anno abbiamo capito che Mourinho non era il problema, semmai uno dei problemi. E abbiamo pure capito che De Rossi, se lasciato solo a litigare con tutti e ad aspettare un mercato effimero, non poteva essere la soluzione. Tant'è che nei mesi a seguire, Daniele ha cavalcato un'illusione: ha portato la Roma a un passo dalla finale di Europa League, ma distante dalla zona Champions. L'estate è andata soffocata dalle alte temperature: a Trigoria era arrivato il nuovo ds, Florent Ghisolfi, ma eravamo ormai a giugno e il mercato piangeva sangue. Il primo acquisto, Enzo Le Fèe non ha cambiato nulla. La partenza è stata in salita per DDR, che sognava un altro gruppo di lavoro, e altri calciatori. La rivoluzione annunciata e lo svecchiamento necessario erano diventate solo parole. La Ceo di quel periodo Lina Souloukou aveva fatto terra bruciata: era la persona sbagliata nel posto sbagliato, i Friedkin ne sono consapevoli. Per carattere, per modi di fare, per certe iniziative poco inclini al bene della Roma.


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Un anno fa l’esonero di Mourinho. Ma la rivoluzione si fa ancora attendere
Nel frattempo era andato via anche il responsabile della comunicazione e Pinto, ma per quest'ultimo era cosa già annunciata quando ancora c'era Mou. Il Sexy Gate a Trigoria è stato un qualcosa in più, nulla a che vedere con cose calcistiche, per dire: non si sono fatti mancare niente. La partenza del campionato, inevitabilmente è stata scoraggiante. Era esploso il caso Dybala in piena estate, e quando De Rossi si aspettava l'addio dell'argentino per poter puntare sul giovane Soulè, si è ritrovato a gestire entrambi, con risultati modesti: squadra senza capo né coda. Non erano bastati gli arrivi di Koné e di Dovbyk, non brillantemente accompagnati dai vari Dahl, Sangaré, che Daniele non conosceva nemmeno, più Saelemaekers, Hermoso e Hummels, arrivati quando il progetto tecnico era ormai cambiato. Quindi, come un fulmine arriva anche l'esonero di De Rossi, dopo appena tre pari e una sconfitta. E chi arriva? Klopp, Allegri? No, Lina sceglie Juric. Sì, Juric. La proprietà, stanca della Souloukou, manda via anche lei. E la Roma ad oggi resta senza Ceo, ma è in arrivo Alessandro Antonello. La dirigente greca, con rancore e un po' di soldi, viene accompagnata alla porta il giorno dell'esordio di Juric in panchina: 22 settembre, Roma-Udinese, che per fortuna finisce bene. Quella e la successiva, con il Venezia, le uniche due vittorie di fila di quest'annata. Ranieri ha riportato tutti sulla terra, a Trigoria si respira aria di normalità. E tutti quanti, oggi, hanno capito che forse, il problema numero uno non era Mourinho. Un anno dopo. Un anno quasi buttato. Sta a Ranieri ricostruire.
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