"A un certo punto della vita, si diventa grandi. Così hanno detto, che il tempo lo ha deciso... Maledetto tempo", Francesco Totti in lacrime, un anno fa, leggendo una lunga e struggente lettera d'addio ai suoi tifosi, tanti, presenti all'Olimpico e non, Un problema il diventare grandi per uno che è stato già grande, come scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero.
rassegna stampa
Totti, una maglia sotto la giacca: la strada per dribblare l’oblio
Mangia, parla e pensa come se stesse ancora in campo. E' la sua forza anche dietro la scrivania
Totti è calciatore ancora oggi. Ma con la giacca del dirigente, per carità, rigorosamente senza la cravatta. Si allena, corre, gioca, parla come un giocatore.
Lui è un dirigente vicino alla squadra, parla come i giocatori, pensa come loro e con l'allenatore ha una confidenza da capitano. Capitano lui, giocatore Di Francesco nell'anno dello scudetto. "Cento grammi di pasta, anzi fai centoventi, che questo ha l'abitudine de inforchetta' nel piatto mio". Questo sarebbe Eusebio, seduto accanto a lui, mentre Francesco ordina da mangiare al cameriere di turno: gli ruba la pasta dal piatto, sì, proprio così. Confidenze da pari, oggi come ieri. Ed è questa l'importanza di Francesco all'interno dello spogliatoio.
Un calciatore fantasma, o un fantasma calciatore. L'amico, il confidente, il consigliere, quello che ancora ha il grado più alto di appeal di tutto il gruppo. Basta stargli vicino in una serata qualunque in mezzo alla gente, che ancora lo chiama "capitano". Ecco, la gente lo cerca sempre, lo aspetta, gli chiede un selfie. Lui si presta, sgrana gli occhi e clic. Alla prossima.
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