rassegna stampa

Tor di Valle, tutti i dubbi del Pd

Tutti gli intoppi ed i piccoli dubbi attorno allo stadio della Roma

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Il progetto del nuovo stadio a Tor di Valle non supera l’esame del Pd capitolino. In un vertice convocato ieri, i consiglieri democrat hanno chiesto maggiori garanzie sulle infrastrutture collegate all’impianto sportivo. Infrastrutture che ad oggi «sono troppo poche», soprattutto perché il costruttore Parnasi accanto allo stadio vorrebbe tirare sù un milione di metri cubi di cemento destinati a uffici e strutture turistiche, «un ecomostro» già finito nel mirino di associazioni ecologiste come Legambiente e Italia Nostra.

POCHI VANTAGGI A riassumere l’esito della discussione dei consiglieri Pd è Antonio Stampete, che in qualità di presidente della commissione Urbanistica ha coordinato i lavori del vertice. Il gruppo del Pd, spiega Stampete, «è d’accordo sulla necessità di fare l’impianto sportivo, ma il complesso di uffici e alberghi che nascerebbe intorno lascia forti perplessità perché non si vedono molti vantaggi pubblici. Per dare in cambio un milione di metri cubi ci aspettiamo molte più infrastrutture, che vadano ben al di là di qualche intervento stradale su via Ostiense o sulla via del Mare». Per questo il Pd chiede di inserire nel progetto «opere che siano davvero fruibili da parte di tutti i cittadini». Dopo la conferenza dei servizi del 31 luglio in cui verrà valutato il progetto in via preliminare, il Pd «analizzerà la proposta e capiremo se è possibile portare avanti il progetto oppure no».

IN PARLAMENTO Il caso Tor di Valle intanto finisce anche in Parlamento, dove sono state presentate due interrogazioni. Una, a firma del deputato pd Marco Di Stefano, sottopone al governo «l’analisi finanziaria» presentata da Parnasi, «che a fronte di opere strutturali necessarie pari a 270 milioni» prevede che il costruttore «si faccia carico di soli 50 milioni», mentre «per la sostenibilità economica dell’operazione la società ha chiesto di poter realizzare un milione di metri cubi con destinazione commerciale». E si chiede a Palazzo Chigi se queste procedure «siano da considerarsi in deroga a tutte le leggi urbanistiche vigenti». Dubbi anche dal deputato Filiberto Zaratti (Sel), membro della Commissione Ambiente della Camera: «La Roma non sarebbe direttamente proprietaria dello stadio e per questo la legge nazionale non è assolutamente conciliabile con l’operazione. La stessa legge prevede anche che le procedure accelerate siano applicate esclusivamente all’impianto sportivo e non alle strutture collaterali».