rassegna stampa

Tor di Valle, nuovo rinvio: decisione solo a gennaio

Secondo il ministero dei Trasporti il progetto senza i due ponti sul Tevere non ha interesse pubblico. La conferenza dei servizi è stata rinviata a settembre

Redazione

Il verdetto sullo stadio della Roma a Tor di Valle slitta ancora. La conferenza dei servizi è stata rinviata a settembre e avrà tempo tre mesi per esprimersi sul controverso progetto presentato da Eurnova. Sul tavolo pesa la pioggia di paletti e pareri contrari presentati dagli enti coinvolti, come scrive Simone Canettieri su Il Messaggero.

Primo fra tutti il ministero dei Trasporti che si è espresso in modo negativo perché l'opera senza il ponte sul Tevere (che deve essere a carico dei proponenti) e quello dei Congressi (a carico dello Stato) non ha interesse pubblico.

Gli uffici della Regione, titolare della conferenza dei servizi, hanno valutato i documenti inviati dalle autorità competenti sui cambiamenti al progetto avanzati dai proponenti. Il parere che ne è scaturito sottolinea che "rimangono criticità, osservazioni, prescrizioni su aspetti importanti che richiedono approfondimenti progettuali come ad esempio richiesto dal Mibact", spiegano dalla Regione.

Tra le amministrazioni che "segnalano con forza la necessità di rivedere, migliorare, ripristinare opere" la Regione cita "Roma Capitale Dipartimento Mobilità e Trasporti, Città Metropolitana Dipartimento Viabilità ed Infrastrutture Viarie, Regione Lazio Direzione Trasporti e Mit".

L'accordo raggiunto tra la giunta Raggi e i costruttori prevede infatti un minore impatto urbanistico visto che si passa "da 345.000 metri quadrati a 212.000 metri quadrati" ma allo stesso tempo sono precipitati gli investimenti per le opere pubbliche a carico dei proponenti: ovvero da 196 milioni a 86. In questa sforbiciata sono saltati i ponti. Quello sul Tevere, detto di Traiano, e quello dei Congressi. Due infrastrutture ritenute "indispensabili" dal ministero dei Trasporti che in assenza delle quali ha espresso "parere negativo" sull'opera mettendo in discussione anche l'intera pubblica utilità.