La base è in rivolta e la maggioranza è spaccata. Ecco cosa ha provocato il quasi accordo tra Comune e privati sul progetto stadio della Roma. E spunta anche un parere legale, commissionato dal gruppo M5S alla Regione Lazio, che smonterebbe la tesi del «rischio di cause milionarie» paventato ieri da Virginia Raggi. Secondo il parere elaborato dallo studio Imposimato, la pubblica utilità riguarderebbe solo lo stadio e non il complesso edilizio adiacente. Quindi il Comune avrebbe tutto il diritto ad annullare la delibera. Per questo gli attivisti del Movimento sono pronti a scendere in piazze davanti al Campidoglio martedì prossimo per protestare contro l'accordo e consegnare alla sindaca una bozza di delibera che revochi la controversa operazione immobiliare voluta da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. «Virginia c'è posta per te», è il titolo dell'iniziativa, lanciata sui social. «Sulla vicenda stadio state prendendo una cantonata! Non seguite quanto è stabilito nel programma e quanto dichiarato in campagna elettorale». Si legge nel documento. Se queste iniziative non andassero a buon fine, gli attivisti sono pronti a portare la vicenda in tribunale. Con una doppia causa: penale e amministrativa, davanti al Tar. Poi c'è la questione politica. «Se votano per il progetto Tor di Valle, che è una grande speculazione edilizia, si mettono moralmente fuori dal Movimento», dice Francesco Sanvitto, il presidente del Tavolo Urbanistica del M5S Roma. «Noi siamo sempre stati contrari al progetto e lo abbiamo detto anche nell'ultima riunione del tavolo. Non si tratta di ridurre le cubature, la delibera sul pubblico interesse va proprio ritirata. Solo a quel punto può ripartire la trattativa con i privati per la costruzione dello stadio. Non serve lo spauracchio delle cause milionarie».
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«Stadio, il progetto si può annullare». Il legale M5S smonta il rischio causa
Il gruppo M5S in regione ha chiesto un parere legale allo studio Imposimato dal quale è emerso che l'amministrazione ha il diritto di ritirare la pubblica utilità
Anche la maggioranza in Aula Giulio Cesare è spaccata dato che una decina di consiglieri non vorrebbero «compromessi al ribasso», come il taglio minimal delle cubature del 20-25% prospettato dai privati ai rappresentanti del Comune nel vertice di martedì scorso. «Dobbiamo restare nei limiti del Piano regolatore», spiega una consigliera al termine del vertice di ieri. Date le polemiche anche la sindaca ha dovuto smentire, almeno pubblicamente, l'accordo con i privati. «Sullo stadio di Tor di Valle questa amministrazione non ha alcun accordo con la società», scrive la sindaca sul blog di Grillo. Dove ammette. «Essendo entrati in corsa, ci siamo trovati un iter quasi a conclusione che, in altre parole, significa: causa multimilionaria all'orizzonte». Tesi però smentita dal parere legale richiesto dal gruppo M5S in Regione di cui si è discusso in Campidoglio. Il documento specifica che la legge consente all'amministrazione di effettuare «una nuova valutazione dell'interesse pubblico originario» del progetto, come stabilito anche da una sentenza del Consiglio di Stato. In questo caso, «non scatterebbe neanche l'indennizzo». Secondo il parere dello studio Imposimato è nella piena facoltà dell'amministrazione comunale ritirare la pubblica utilità. Alla scadenza mancano ormai due settimane: entro il 3 marzo, se vuole far sopravvivere il progetto, il Campidoglio dovrebbe riuscire ad approvare, in Giunta e in Consiglio, la variante al Piano regolatore.
(S. Canettieri/L. De Cicco)
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