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rassegna stampa

Stadio, gelo della Regione: manca ancora il piano delle nuove infrastrutture

Il taglio delle opere pubbliche rischia di diventare un boomerang per l'intera operazione

Redazione

Scontro aperto sulle infrastrutture del progetto dello stadio a Tor di Valle, con la Regione che vuole vederci chiaro sulle modifiche: niente metropolitana, ponte sul Tevere e svincolo della Roma-Fiumicino rinviati alla realizzazione «in un secondo momento». Con il solo ampliamento della via del Mare, l'accesso al nuovo complesso rischia di diventare un imbuto, come scrive Fabio Rossi su Il Messaggero, compromettendo l'intera operazione.

Come fanno notare alcuni tecnici impegnati nella conferenza dei servizi, il parere negativo del Comune sul progetto (attualmente ancora valido) è legato proprio alle carenze nel sistema della mobilità. Che, con il taglio alle infrastrutture previsto nell'accordo di venerdì sera a Palazzo Senatorio, sono destinate ad aggravarsi. «Mentre è stato detto chiaramente che le attuali cubature saranno ridotte in modo significativo, non si conoscono ad oggi le opere e le infrastrutture per garantire la mobilità, il miglioramento dell'ambiente e della qualità urbana - sottolinea l'assessore regionale alla mobilità, Michele Civita - Su tutto ciò la Regione eserciterà il ruolo e la funzione di sua competenza».

Non si tratta di dettagli: sul nodo infrastrutture si giocano anche i tempi per la realizzazione dello stadio perché, se dovessero decadere le opere pubbliche previste dalla prima delibera comunale, la conferenza dei servizi non potrà dar seguito ai lavori e il progetto dovrà ripartire dal via. «Anche in macchina rimarrà quasi impossibile raggiungere l'area perché l'accordo sembra portare al taglio del ponte di collegamento con l'autostrada», sostiene Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente.

Inevitabile, quindi, che tutto torni in aula Giulio Cesare: «Ricordo che l'attuale conferenza dei servizi è incardinata, come prevede la legge, sulla delibera approvata dal consiglio comunale che ha riconosciuto il pubblico interesse al progetto presentato nel 2014 - spiega Civita - Quindi, se il progetto cambia, bisognerà richiedere una nuova valutazione tecnica e un nuovo pronunciamento da parte del consiglio comunale di Roma sul pubblico interesse».

Per ora, i proponenti sono intenzionati a chiedere una nuova proroga dei termini della conferenza dei servizi, che attualmente dovrebbe chiudersi il 3 marzo: ma si andrà avanti per altri tre o quattro mesi, prima che si possa abbozzare un nuovo progetto.