Nel 2005 Luciano Spalletti parlava di normalità. Normalità di un uomo normale e di un tecnico eccellente. Normalità dilagante, che aveva rapito la popolazione romanista, che lo ha accompagnato e ha goduto di una Roma splendente. Poi negli anni, come scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero,Lucio è cambiato, ha fatto dell'eccezionalità la sua caratteristica.
rassegna stampa
Spalletti, l’uomo che parlava ai fantasmi
L'enorme capacità tattica sbatte contro il carattere che lo porta a vedere nemici anche dove non ci sono
Oggi Spalletti è allenatore dell'Inter e qui a Roma c'è chi lo rimpiange perché era stato il paladino delle lotte contro i giornalisti, perché ha fatto credere a tanti che c'erano dei fantasmi che impedivano alla Roma di volare. Che Totti era un problema. "Forza Roma" ha urlato con un megafono. Un gesto molto social, ma forse poco sincero. Perché senza megafono, qualche giorno dopo, ha gridato forza Inter dalle parti della Pinetina. "Spalletti a Roma ha combinato qualche casino", disse De Rossi, fotografando perfettamente una situazione diventata insopportabile. A Milano ha cominciato con le rose e con i fiori, l'ambiente era perfetto, altro che Roma. Lì si, il calcio è un' altra cosa, altrove.
Spalletti ha cominciato le sue difese d'ufficio con frasi social, parlando di fogne, cigni, brutti anatroccoli, gufi. L'ambiente Milano stava diventando come quello di Roma. No, dai. Impossibile. Ma ecco che dopo qualche sconfitta inaspettata, l'attacco ai giornalisti e uno si è beccato del "perdente".
Roma lo aveva reso re, Milano pure. Adesso qui in tanti tifano contro di lui e gli interisti cominciano ad avere qualche dubbio.
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