Debellato il mal di gol, almeno guardando la partita con il Benevento, occorre dare la giusta importanza all’improvvisa fragilità della difesa, scrive Ugo Trani su Il Messaggero. Che, da sabato 6 gennaio, non è più la migliore della serie A. Oggi è il 3° reparto meno battuto con 19 reti subite, insieme con quello dell’Inter. Il Napoli e la Juve, entrambe con 15 gol incassati, sono al momento più affidabili.
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Roma, una difesa indifesa
I due gol subiti dal Benevento hanno confermato che la squadra ha perso un po’ di equilibrio tra i reparti
La vulnerabilità della difesa è certificata dal numero delle reti prese dal 20 dicembre, in Coppa Italia contro il Torino all’Olimpico. L’assetto più offensivo, amplificato nel match successivo contro il Benevento con la presenza di 4 punte, non ha mai convinto Di Francesco. Ne conosce, avendolo usato all’alba della sua carriera, i pregi, ma anche i difetti. È vero che il 4-2-3-1 avvicina più giocatori alla porta avversaria e di conseguenza fa aumentare le chance di realizzazione. Così come, quando si perde palla, cresce il rischio di subire le ripartenze e i gol.
Il comportamento da squadra, dunque, fa la differenza. Ma quanto quello dei singoli. Che, provati fisicamente più che psicologicamente, incidono sulla tenuta di ogni reparto. In difesa Florenzi e Kolarov non riposano mai, a centrocampo lo stesso sta accadendo a Strootman che ha ultimamente giocato da play per la contemporanea assenza di De Rossi (non è titolare dal 30 dicembre) e Gonalons, in attacco Dzeko non ha avuto la possibilità di lasciare spazio a Defrel (in campo, dopo 2 mesi, solo lo scorso 24 gennaio) e Schick (riapparso, e appena per 240 secondi, domenica sera). Di Francesco ne terrà conto sabato a Udine, anche pensando alla partita di mercoledì a Kharkiv contro lo Shakhtar.
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