Tocca a Di Francesco il ripristino urgente della situazione iniziale. In sintesi, come scrive Ugo Trani su Il Messaggero, dopo la confusione tattica delle ultime 2 gare, bisogna riavviare e riproporre quei concetti che l'allenatore ha portato avanti per 14 mesi. Senza la migliore condizione atletica, però, ogni intervento in allenamento e anche in partita rischia di essere fine a se stesso. Il programma quotidiano durante la sosta è scontato: lavorare sulla traccia che non c'è più. Con 3 mosse, utili per ritrovare la solidità e l'equilibrio dell'assetto. E l'identità.
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Roma, sveglia in 3 mosse
Basta esperimenti, Di Francesco ritrova le vecchie abitudini: difesa a quattro, utilizzo di punte esterne e fiducia nei giovani
La difesa della Roma, nel torneo scorso, è stata seconda solo a quella della Juve campione: appena 4 gol subiti più dei bianconeri (28/24). Olsen non ha incassato reti a Torino, poi 5 in 2 match. Contro l'Atalanta e contro il Milan, l'improvviso black out per il tiro al bersaglio degli avversari, con il record all'Olimpico della squadra di Gasperini: 16 conclusioni nel 1° tempo. Il quartetto usato nelle prime 2 gare è lo stesso dell'anno scorso: Florenzi, Fazio, Manolas e Kolarov. Restano i più affidabili, avendo poi i ricambi in ogni ruolo: Karsdorp a destra, Luca Pellegrini a sinistra, Santon per le 2 fasce, Marcano e Jesus centrali. Ma Di Francesco, con i 4 titolari, va sul sicuro. Fazio e Kolarov devono però entrare in forma.
Il 4-3-3 è scomparso dopo il viaggio a Torino e il 1° tempo contro l'Atalanta. E' il sistema di gioco di riferimento dell'allenatore: lo rivedremo presto. Bisogna aspettare Cristante e Lorenzo Pellegrini, scoprire Coric e Zaniolo e capire se, in alcune partite, De Rossi e Nzonzi potranno convivere nel centrocampo a 3. Con loro, assetto meno sbilanciato. L'ultimo arrivato sa fare la mezzala, posizione che Pastore si deve riprendere per avere spazio nella Roma. All'allenatore piace poco la formula con il trequartista.
La Roma vuole sfruttare le corsie, con il 4-3-3 o il 4-2-3-1. Di interpreti ce ne sono in abbondanza: Under, Perotti, El Shaarawy, Kluivert e, volendo, Coric. Ecco perché è inutile forzare in quella posizione Schick. Che è il vice di Dzeko. Da Milano in poi, i giocatori andranno utilizzati dove si trovano a loro agio. Per essere di nuovo squadra.
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