rassegna stampa

Roma, provinciale a tempo determinato

LaPresse

Di Francesco ha cambiato pelle alla squadra seguendo le difficoltà del momento: difesa e ripartenza per fronteggiare la situazione. Il gruppo ora non può fare di più

Redazione

Spesso si parla di atteggiamento. Nel calcio e non solo a Trigoria. Lo stesso Di Francesco ne ricorda il peso pure prima di scendere in campo e comunque alla vigilia di un match, a prescindere dal valore dell’avversario di giornata. A sentire l’umore della piazza, non è piaciuto quello della Roma contro il Napoli, scrive Ugo Trani su Il Messaggero.

Squadra timida, rinunciataria e, perché no?, operaia. Comportamento da piccola e non da big: la squadra è sembrata impaurita. Ci si chiede che cosa sia successo nelle ultime settimane. La risposta è semplice e probabilmente scontata. Questione di consapevolezza.

Oggi la Roma sa di essere più debole del Napoli e si comporta di conseguenza. Di Francesco, come fece in passato pure Garcia, ha capito (e fiutato) il momento. E ha deciso di prenderne atto. Quindi umiltà e prudenza.

L’allenatore avrebbe voluto giocare con il doppio terzino a destra, come fece un mese fa nel derby. Per l’equilibrio e la solidità di squadra. Il piano gli è saltato alla vigilia, con la ricaduta muscolare di Florenzi che è andato in panchina, entrando (e non al meglio, come si è visto) solo nella ripresa. Il 4-2-3-1 ha tenuto fino a quando è rimasto in campo De Rossi. In fase di non possesso palla, con la disponibilità di Under, Pellegrini, El Shaarawy e anche di Dzeko, i giallorossi si sono difesi con il 4-5-1. Gara di sacrificio e di carattere. Perché altro, con l’emergenza in ogni reparto (poi anche in partita), attualmente non è possibile fare.

Di Francesco ha definito giusto il pari e lo ha pure celebrato, considerandolo risultato prezioso in un periodo delicato, con la rosa dimezzata dagli infortuni in serie e con la classifica inguardabile per i risultati scadenti. Adesso la realtà è questa e va accettata. Non c’è niente di male a riconoscere i propri limiti. La Roma, almeno contro le migliori, può anche giocare come fosse una provinciale. Una volta recuperati i giocatori che oggi sono indisponibili, bisogna ricominciare a pensare da big. Comandando in campo e facendo la partita. Spaventando e non impaurendosi. Per essere competitivi e non accontentarsi solo della zona Champions. Che deve essere il minimo e non il top delle ambizioni di questo gruppo che è almeno da rivalutare.