Udine sembra lontana. E invece, calendario alla mano, sono trascorsi appena 116 giorni da quel maledetto 14 aprile. Oggi Evan Ndicka può sorriderci su. Un sorriso contagioso, rassicurante, di chi è consapevole che paure, timori e brutti pensieri sono ormai alle spalle, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Ma in quelle ore, seguite al malore avvenuto in campo nel match di campionato contro l'Udinese, in tanti pensarono al peggio. Davanti all'ospedale Santa Maria della Misericordia dopo la corsa al presidio medico, cera un silenzio irreale. De Rossi camminava su e giù, isolato. La squadra in fila indiana, con Pellegrini in testa, aspettava soltanto un segnale positivo dai medici. Che una volta arrivato ha significato per Evan la ripartenza.
Il Messaggero
Roma, parla Ndicka: “Ho avuto paura ora sono più forte”
Le va di iniziare dal ricordo di quanto accaduto a Udine? "Non c'è problema. Sono stato molto felice del fatto che l'Italia intera mi abbia fatto sentire la sua vi-cinanza. La prima settimana dopo il malore ho avuto paura di smette re di giocare, penso sia una cosa normale. L'importante è che ora mi sento bene, è tutto a posto. Anzi, mi sento anche più forte di prima, soprattutto a livello mentale".
Le capita mai di ripensarci? "In campo mai, non mi tornano in mente quei pensieri. Non ho dolori e nemmeno paura, sono tornato come nuovo».
Nuovo come la Roma che sta nascendo. A poco più di 10 giorni dall'inizio del campionato, quali sono le sue sensazioni? "Sono buone, qui in Inghilterra stiamo lavorando bene ma anche prima a Trigoria non ci siamo risparmiati. Il gruppo è unito. La speranza è quella di essere pronti già a Cagliari".
Dalle prime amichevoli, si vede qualcosa di diverso nei movimenti della difesa. De Rossi vi sta chiedendo delle cose differenti rispetto allo scorso anпо? "Sì, in effetti qualcosa stiamo cambiando. Sia nelle uscite con la palla che senza, ad esempio, proviamo ad essere più alti. E chiaro che così facendo dobbiamo essere un po' più bravi, anche più aggressivi. Il tecnico ci chiede di restare alti anche senza palla. Stiamo lavorando su questo, per essere così più corti".
Che giudizio si è fatto dei nuovi arrivati? Le Fée ha parlato benissimo di lei, dicendo che la sta aiutando molto. "Il compito mio e degli altri è di aiutare i nuovi ad entrare e integrarsi nel gruppo. Parlo molto con Enzo, ci aiuta il fatto di colloquiare in francese. Con Soulé ci pensano invece Dybala e Paredes, che sono suoi amici da tempo. Ma i gruppo è buono, è tacile farne parte. A livello tecnico, il giudizio non può che essere positivo".
Da difensore, invece, un'opinione su Dovbyk? Come si marca un gigante del genere? "Ho fatto soltanto 2-3 allenamenti con lui ma posso assicurare che è davvero forte. De Rossi dice di graffiare il centravanti avversario? Ah sì, sì non c'è problema, io vado sempre forte anche con lui (ride)".
Lei ha vinto con la nazionale ivoriana, con l'Eintracht a livello di club e nonostante abbia soltanto 24 anni può essere considerato un calciatore esperto. Cosa pensa manchi alla Roma per effettuare un salto di qualità e compe tere almeno per un posto in Champions? "Non credo manchi qualcosa, stiamo lavorando per migliorarci ma come tutte le squadre di serie A. La Champions? Siamo la Roma, gli obiettivi devono essere alti, lo impone il nome del nostro club. Mi incuriosisce la nuova formula dell'Europa League. L'anno scorso abbiamo sfiorato la finale, que st'anno faremo il massimo e ci riproveremo".
Oggi si sente un leader del gruppo? "Qui dobbiamo essere tutti leader, nel senso che un leader è quello che in campo fa delle cose per aiutare la squadra. E qui cerchiamo di muoverci tutti in tal senso. Questa è la mentalità giusta".
Forse è presto per chiederlo, ma questa squadra è più forte di quella della passata stagione? "Vediamo cosa accadrà in campionato, adesso non posso dire se siamo più forti o meno. La verità arriverà dal campo, dai punti che otterremo in campionato".
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