rassegna stampa

Roma, l’attacco si è inceppato

(Il Messaggero-M.Ferretti) Non era mai capitato, in campionato, che la Roma non andasse a segno per due partite di fila, come accaduto contro Inter e Napoli negli ultimi due turni. C’è un precedente simile (contro Lazio e Napoli),

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(Il Messaggero-M.Ferretti)Non era mai capitato, in campionato, che la Roma non andasse a segno per due partite di fila, come accaduto contro Inter e Napoli negli ultimi due turni. C’è un precedente simile (contro Lazio e Napoli), ma una delle due gare (quella contro i partenopei) era di Coppa Italia. Parlare di “mal di gol” quando una squadra ha il terzo attacco del torneo (e una gara da recuperare) è un’esagerazione; non v’è dubbio, però, che l’attuale rendimento offensivo della Roma non sia in linea con quello del girone d’andata. Occhio ai numeri: i giallorossi di Rudi Garcia hanno chiuso la prima parte del campionato con 39 reti all’attivo, alla media di 2,03 a partita; nelle prime 7 gare del girone di ritorno (manca all’appello quella sospesa con il Parma) le reti sono state 10 con una media di 1,42 a partita. L’assenza di un giocatore come Totti ha contribuito al calo, che non può esser stato determinato soltanto da quella. Una flessione evidenziata anche da un altro dato: tre volte su sette, la Roma non ha segnato (contro Lazio, Inter e Napoli).

COSA FA LA DIFFERENZA La cooperativa del gol (14 giocatori a bersaglio, uno in più considerando la Coppa Italia) ha prodotto un buon bottino ma, per dirla alla Garcia, la Roma non ha (ancora) la giusta efficacia (traduzione: cattiveria) per trasformare in sostanza la grande mole di gioco che riesce a creare. Il miglior cannoniere stagionale giallorosso è Gervinho, 8 reti (5;3) mentre parlando solo di campionato in cima alla lista c’è Destro, con 6 reti. Alle sue spalle, troviamo cinque giocatori (Totti, Benatia, Ljajic, Florenzi e Strootman) a quota 5. Insomma, in sette hanno realizzato 36 gol. Uno in meno di quanti ne hanno firmati gli juventini Tevez (15), Llorente e Vidal (11). La conferma che quest’anno lo scudetto si vince con il miglior attacco e non con la miglior difesa. O, per meglio dire, con la migliore differenza-reti: la Juve è a quota 44, la Roma a 37. I (soli) dodici gol incassati finora da De Sanctis, le diciassette partite chiuse senza subire reti stanno garantendo un ottimo secondo posto ma i 63 gol realizzati dalla Juve in termini di classifica stanno rendendo molto di più.

IL DUBBIO: C’È O NON C’È? E, tenendo conto di quanto accaduto l’altra sera a Napoli (Destro fuori per scelta tecnica), vale la pena chiedersi se Rudi, che non ama usare il centravanti tradizionale, lo fa perché non gli serve per il suo gioco oppure perché non ce l’ha. Cioè, se Garcia avesse uno come Tevez, Llorente o Higuain, lo farebbe giocare oppure lo sacrificherebbe sull’altare del falso nueve? La verità, probabilmente, sta nel mezzo: Destro, il centravanti della Roma (copyright Walter Sabatini), non è ancora al top della condizione dopo la lunghissima inattività. E, quindi, non riesce a dare al tecnico francese le dovute garanzie. Forse più tattiche che tecniche, a giudicare dalle dichiarazioni post Napoli di Rudi («Volevamo giocare in contropiede, mi servivano attaccanti per farlo al meglio »). Aspettando il miglior Destro, la Roma – in prospettiva Champions della prossima stagione – dovrebbe cominciare a pensare a rinforzi di autentico spessore per il reparto offensivo: va bene Destro, non va bene solo Destro. E basta dare un’occhiata alla classifica dei cannonieri per avere conferma di quanto sia importante avere in rosa uno che ha il gol facile, facilissimo. Gervinho, brillantissimo nella prima parte della stagione, oggi un po’ meno imprevedibile, ha segnato 5 reti, esattamente come Nagatomo o Maxi Moralez. Identico discorso per Ljajic, stessi gol di Sau e lametà di quelli di Callejon. A Napoli, la Roma ha dimostrato pur perdendo di essere una squadra di valore: mancavamo un sacco di uomini eppure ha fatto la partita e ha avuto il controllo del gioco e ha creato occasioni. Ottimo segno, per l’identità e la mentalità della squadra. Avendo un bagaglio tecnico-tattico così importante già in cassaforte, sarebbe un delitto non migliorarla puntellando tutti i reparti, ovviamente anche l’attacco, aggiungendo valori a valori.