Doveva essere il reparto rinforzato dalla qualità, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Da Pastore, su tutti; da Coric, il talento in divenire; da Nzonzi, il campione del mondo che doveva prendere, pian piano, il posto di De Rossi. Da Cristante, il migliore (o uno dei migliori) centrocampisti della passata stagione. Per non parlare poi di Pellegrini, pronto per il grande salto di qualità dopo una anno di studio. Poi la mancia: Zaniolo. Che nessuno sapeva dove investire, perché troppo giovane e sconosciuto.
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Roma, la virtù sta nel mezzo
La squadra ha grossi problemi in difesa ma abbondanza a centrocampo: Ranieri si affida a De Rossi più tre giovani
C'era il 4-3-3, che poi è diventato 4-2-3-1, perché improvvisamente i trequartisti non sapevano fare le mezze ali e perché Nzonzi doveva giocare con e non al posto di De Rossi. Alla fine della storia, il centrocampo, che di una squadra è sempre la virtù, si è trascinato dietro molti problemi, tra questi, irrinunciabili, quelli fisici.
Ed ecco che De Rossi ha giocato 4 volte su 8 in Champions, 16 su 31 in campionato e una su 2 in Coppa Italia, insomma la metà delle partite a disposizione. Ecco anche che Pastore, in pratica, non ce l'ha mai avuto nessuno a disposizione perché spessissimo infortunato (e le altre volte non è quasi mai stato preso in considerazione). Nzonzi, come Cristante, ha giocato molto, ma non ha dato ciò che gli allenatori si aspettavano.
Con l'Udinese, Ranieri avrà tutti i centrocampisti a disposizione. Con a capo il solito e acciaccato De Rossi, che ha ripreso possesso della situazione tattica. Da portavoce, per carità, nessuno vuole fargli fare l'allenatore, finché lui stesso non lo vorrà. Daniele in queste sette partite dovrà gestire il calcio di Ranieri. Un calcio più scolastico, meno godibile ma più gestibile. In attesa di un reset.
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