Luciano Spalletti, incrociando per la prima volta la Fiorentina di Paulo Sousa (4 marzo all'Olimpico: 4 a 1 per i giallorossi), elogiò il lavoro del collega portoghese. «Ha creato un'opera d'arte, un calcio moderno e spettacolare. Tra quelle di testa è la squadra che ha lavorato meglio. A Firenze ci hanno messo alcuni mesi per capire come giocasse la squadra e qui c'è tutta la bravura dell'allenatore perché è una formazione che sa cambiare pelle in corsa. Hanno tanta qualità. Loro sono bravi a interpretare il gioco degli altri, sanno difendere a tre e a quattro e creano insidie a seconda di come gioca l'avversario». E, rileggendo oggi quei complimenti, scrive Ugo Trani su Il Messaggero, che vanno ad esaltare la versalità tattica del viola, si capisce come Lucio si sia ispirato, dal suo ritorno a Trigoria, proprio al rivale di domani sera.
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Roma, la verità sta nel 3 e mezzo
Spalletti ha trovato solidità ed equilibrio ispirandosi a Sousa, domani suo nemico
«La difesa a tre e mezzo». Così Spalletti ha battezzato la linea arretrata della Fiorentina. Gli è piaciuta «di molto» e l'ha dunque trapiantata alla Roma. Il successo più robusto della Roma in questo torneo, il 3 a 1 del 15 ottobre al San Paolo contro il Napoli dell'amico Sarri, è nato proprio dall'opzione in più: il tre e mezzo. Con Florenzi, a destra, terzino e ala nella stessa partita.
Da più di 2 mesi, senza Salah (prima infortunato e a seguire in nazionale per la Coppa d'Africa) e ancora senza Florenzi (convalescente), ecco la modifica tattica che avvicina la Roma alla Fiorentina nel modo di sistemarsi in campo, con il 3-4-2-1 che permette di attaccare sempre con 2 giocatori sulle fasce e di difendere con la linea a 4 o addirittura a 5.
I principi di gioco di Spalletti e Sousa spesso sono riconducibili alle caratteristiche degli interpreti e non ai moduli che spesso cambiano in corsa. Ma è altrettanto chiaro quanto l'identità della Roma e della Fiorentina dipenda da alcuni concetti che per entrambi gli allenatori sono fondamentali: il palleggio già in difesa, le linee sempre vicine e compatte e il pressing di squadra. Oltre all'organizzazione, insomma, non manca l'aggressività.
La verticalizzazione nella metà campo avversaria ha la prima punta come riferimento: Dzeko da una parte e Kalinic dall'altra, finalizzatori che sanno lavorare per i compagni. A beneficiare del lavoro di rispettivi centravanti sono soprattutto Nainggolan e Bernardeschi.
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