Trigoria era ed è tornata la casa di Eusebio Di Francesco che in conferenza stampa si presenta teso ed emozionato. L'atmosfera esterna viaggia sul filo della diffidenza, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, ma dentro Trigoria torna qualche sorriso in più. Meno tensione, meno arroganza. E questo è un bel punto di partenza e quella diffidenza pian piano dovrà trasformarsi in attesa, studio, fiducia, e magari successo.
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“Roma, fidati di me”
Di Francesco si presenta, primo compito: vincere la diffidenza. "Io scelto per le mie idee: servono lavoro, entusiasmo e umiltà"
Eusebio parla semplice, non è verboso, chiede "umiltà ed entusiasmo" e "senso di appartenenza" nella giornata della sua presentazione. Non si fanno proclami, non si cerca l'applauso o minacce di (futuribili) scontri. Quest'anno si parte a fari spenti e non è detto sia un'arma perdente. Fidatevi di me, in pratica va dicendo il nuovo allenatore; fidatevi di me perché ho il sostegno della società e perché sono stato scelto per le mie idee e se mi seguirete...
Eusebio ammette di volere "specificità nei ruoli". Come a dire: va bene la duttilità, ma gli attaccanti facciano gli attaccanti e i difensori i difensori.
Paredes? "E' un centrale da 4-3-3"; Strootman? "Una mezzala"; Peres? "Lo tengo in considerazione, ogni calciatore merita una possibilità". Di Francesco non si sbilancia sugli affari di mercato ma fa capire la sua cotta calcistica per Berardi, "un giocatore di altissimo profilo". Si risente un po' quando gli chiedono se gli acquisti li subisce o li determina. Chiamasi aziendalismo. "Io e il club non siamo due entità separate. Insieme cercheremo di mettere su una squadra molto forte... vero diretto' (rivolgendosi a Monchi, a due centimetri da lui ndr)".
Parlando di senso di appartenenza si tirano fuori due discorsi paralleli. 1) Il romanismo. 2) Il famigerato ambiente romano, che Eusebio conosce bene e sa benissimo di quanta fretta/voglia abbia di vincere. L'emblema del romanismo - secondo Di Francesco che ha ammesso che "vestire la maglia della Roma è unico" - è Daniele De Rossi. "La prima persona che ho chiamato. Mio figlio gioca nel Bologna e quando gli hanno chiesto chi fosse il suo idolo ha risposto De Rossi, perché è il primo che quando un compagno segna corre ad abbracciarlo e questa è un'immagine da trasmettere. Credo sia un punto di riferimento per me e per la squadra, al di là se sarà titolare o meno". Ecco poi, sull'ambiente. "Tanti problemi non me li pongo. La cosa più importante è creare compattezza. Sapendo che questo può essere un ambiente particolare, difficile, chiamatelo come volete, ma sono sereno. Ci toglieremo grandi soddisfazioni. Credo di poter trasmettere i valori di quest'ambiente, voglio trasmettere entusiasmo che deriva dai nostri comportamenti, dall'essere vicini alla gente, dall'essere sinceri e facendo risultati che sono alla base del calcio. Magari anche facendo divertire".
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