(Il Messaggero - U.Trani) La Juve vola verso lo scudetto, più tre sul Milan a cinque turni dal traguardo, anche perché nella notte di Torino, la Roma si scansa, impaurita e fragile.
rassegna stampa
Roma, adesso basta
(Il Messaggero – U.Trani) La Juve vola verso lo scudetto, più tre sul Milan a cinque turni dal traguardo, anche perché nella notte di Torino, la Roma si scansa, impaurita e fragile.
Il punteggio è il più pesante della stagione: 4 a 0, per la tredicesima sconfitta in campionato, la quindicesima in assoluto, la settima nei nove viaggi del 2012, compreso quello in Coppa Italia contro i bianconeri, e la quarta subendo quattro reti (era già successo a Cagliari, Bergamo e Lecce). Cifre inequivocabili che smascherano la Roma: non è competitiva. Luis Enrique, allo Juventus stadium, ci mette del suo: nella sfida che può lanciare i giallorossi verso la zona Champions, cambia troppo. Sia il sistema di gioco che interpreti. Così vengono a galla i difetti antichi, come la personalità e la fisicità. In più la squadra perde la sua identità e la partita. Totti parte in panchina, come Del Piero che entrerà nella ripresa sul 4 a 0. Ma non è l’unica novità. La più sorprendente è il ritorno di Perrotta da titolare, dopo quasi cinque mesi, da trequartista, come faceva con Spalletti, per limitare Pirlo e alle spalle di Osvaldo nel 4-2-3-1, assetto usato solo in un caso, proprio nella partita d’andata contro la Juventus all’Olimpico.
Le scelte di Luis Enrique sono mirate alla concentrazione di impegni, quattro match in dicei giorni. La rotazione ci sta, ma probabilmente, con un’impostazione tattica così diversa, è come se per lui la gara fosse diventata, dopo i risultati del pomeriggio, la meno importante del mini ciclo. Sul campo della Juve è impossibile far punti, meglio quindi risparmiare i giocatori per i prossimi incontri, visto che solo il Napoli, tra le rivali nella corsa al terzo posto, è riuscito a vincere. (...)
Strano però che Luis Enrique non avesse messo in preventivo l’aggressività feroce dei rivali, caricati dal pari del Milan nel pomeriggio. In otto minuti la partita è chiusa. Senza storia. La Roma divorata dalla fame di successo della Juve. Vucinic, per la prima volta in campo contro la sua ex squadra, inventa l’imbucata per De Ceglie a sinistra che appoggia al centro per il sinistro di Vidal per l’1 a 0 al terzo. Meno di cinque minuti, il bis del cileno, stavolta di destro. Quagliarella fa fallo su De Rossi, palla a Vucinic che allarga in area per il diagonale del compagno. La Roma è scioccata. Il 4-2-3-1 non dà garanzie, soprattutto con interpreti non più abituati a questo copione. De Rossi, da centrale accanto a Kjaer, è sprecato. Rosi e Josè Angel si fanno sorprendere sempre dai tagli di chi arriva dalle fasce. Marquinho da mediano perde la sua imprevedibilità negli inserimenti, Gago non ha il fisico per proteggere la difesa. Anche Pjanic da esterno sinistro nel rombo offensivo è troppo defilato. Il bosniaco dopo dieci minuti si scambierà fascia con Borini, toccando comunque pochi palloni. La differenza la fa la Juve. Fisicamente al top, difende con undici uomini: corta e assatanata nel suo 3-5-2, utilizzato da Conte il 24 gennaio scorso per eliminare i giallorossi ai quarti di finale di Coppa Italia con un netto 3 a 0. Risultato che in questa circostanza i bianconeri ottengono in meno di mezz’ora. Ancora Vucinic invita all’incursione Marchisio che si presenta, entrando in area da sinistra, davanti a Stekelenburg: l’olandese alza una gamba, il centrocampista la va a cercare e cade. Bergonzi assegna il rigore e mostra il rosso a Stekelenburg, secondo stagionale per il portiere e decimo per la Roma. Borini lascia il posto a Curci, mai schierato fin qui e bravo a respingere il rigore di Pirlo che però poi segna lo stesso dopo la respinta: 3 a 0 al ventinovesimo.
La Juve si accontenta e la Roma, timida e spaesata nel 4-4-1, ringrazia. Marchisio, al settimo della ripresa, firma il 4 a 0 con un destro piazzato dal limite. I due tecnici danno il via al turn over, ormai il rimo è da amichevole. I bianconeri non infieriscono, come in questo girone di ritorno avevano già fatto l’Atalanta e il Lecce contro la squadra di Luis Enrique. Spazio a Bojan per Osvaldo, a Borriello per Vucinic, a Lamela per Pjanic, a Del Piero per Quagliarella e a Giaccherini per Vidal. Lichtsteiner mostra il quattro e provoca Lamela che reagisce con uno sputo. Bergonzi non vede, l’argentino rischia la prova tv. I giallorossi chiuderanno la gara senza mai tirare nello specchio della porta: incassata la nuova figuraccia, oggi saranno di nuovo al lavoro per preparare la gara di mercoledì contro la Fiorentina. (...).
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