(Il Messaggero-U.Trani)La capolista ha sempre 9 punti (e 1 partita) in più. Ma la domenica si chiude con il solito dibattito al veleno su aiutini che diventano raffiche nelle vele bianconere. Chissà se vale la pena insistere, è il tam tam sul web che agita in queste ore la capitale, almeno dopo aver visto gli orrori di Rizzoli allo Juventus stadium. A che cosa servono risultati e prestazioni se poi si vede (anzi, no) anche altro. Forse bisogna sentirsi forti e basta. E proseguire il percorso a testa alta, recitando il ruolo di grande, quello che a inizio stagione nessuno immaginava per la Roma e che però Garcia, azzerando quanto di sbagliato era stato fatto a Trigoria fino al 26 maggio scorso, è riuscito a cucire addosso a tutti gli interpreti del gruppo come fosse il vestito da indossare al momento di salire sul palcoscenico. Lì sono i giallorossi dalla prima giornata, da fine agosto. Con la collezione di record, seminati fino a Bologna. Basta pensare che, dopo 24 partite, sono stati raccolti più punti (57) di quanti ne contò Luis Enrique dopo 38 giornate (56).
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Rabbia Roma, in volata controvento
(Il Messaggero-U.Trani) La capolista ha sempre 9 punti (e 1 partita) in più. Ma la domenica si chiude con il solito dibattito al veleno su aiutini che diventano raffiche nelle vele bianconere. Chissà se vale la pena insistere,
PRESSIONE INUTILE
Dal primo dicembre, trasferta di Bergamo, la Roma insegue la Juventus. Ma vincere al Dall’Ara, come è successo nell’anticipo di sabato sera, diventa inutile se ieri, prima di cena, il Torino perde il derby perché l’arbitro non assegna, nel primo tempo, il secondo giallo a Vidal per un evidente fallo di mano e non concede a El Kaddouri il rigore sacrosanto per lo sgambetto solare di Pirlo in area. Il bolognese Rizzoli sceglie di non ostacolare i bianconeri, 13 vittorie su 13 in casa (in campionato), ma soprattutto frena la rincorsa giallorossa. Il presidente Pallotta è lontano, dall’altra parte dell’oceano, ma già sa tutto. Perché dalla capitale rimbalzano anche negli Stati Uniti i malumori dei dirigenti, il dg Baldissoni e il ds Sabatini, e ancora di più dell’allenatore Garcia che, pur disgustato dagli sgorbi dei nostri arbitri, deve pensare ad altro. Cioè a confrontarsi con il gruppo e tenerlo tranquillo, soprattutto concentrato fino al traguardo. Così è dura, perché proprio i giocatori possono demoralizzarsi. Rudi, quando entrerà domani mattina negli spogliatoi, respirerà la stessa aria che si vive in città. Perché i tifosi sono agitati e non più solo perché i cancelli delle curve e i distinti sono stati sbarrati, in attesa del pronunciamento di domani dell’Alta Corte della giustizia sportiva presso il Coni, per la gara di sabato sera contro l’Inter. I calciatori della Roma ascoltano e riflettono. La società non può intervenire pubblicamente, non è lo stile della proprietà Usa e nemmeno del partner UniCredit. Ma dirigenti e tifosi la pensano allo stesso modo: basta con i torti. O con i favori. Meno male che il giudice sportivo Tosel stavolta non riceverà referti mirati dai tre ispettori della Procura Federale presenti al Dall’Ara. Nessun riferimento alla discriminazione territoriale.
ALMENO C’È LA CHAMPIONS
Il diciassettesimo successo dei giallorossi in questo torneo, ottenuto in emergenza e per questo sofferto (e comunque meritato), tiene a distanza di sicurezza il Napoli, prossimo avversario in trasferta e in campo stasera al San Paolo nel monday night contro il Genoa. La squadra di Benitez, terza a 7 punti, sarà stanca come la Juve di Conte per gli impegni di Europa League, ma punta al secondo posto, quello che evita i preliminari di Champions nell’anno dei mondiali. La Roma se lo tiene stretto. Anche con prestazioni come quella di Bologna: giocatori stanchi e non nelle migliori condizioni fisiche, quattro infortunati a casa (tre terzini e Totti) e un paio debilitati in panchina (Torosisidis e Strootman), avversaria che fa muro e si apre solo quando Nainggolan sblocca il risultato. Garcia, però, registra il comportamento da squadra matura che difende lo scarto minimo, magari sprecando qualche contropiede per chiudere la partita, e con i giocatori che sia aiutano anche alzando la voce tra loro. Vittoria da grande. Da tenere nel curriculum per il futuro.
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