(Il Messaggero - U.Trani) «All’attacco». Non è un urlo. E nemmeno una novità. Luis Enrique, sempre e comunque, gioca così. Anche se nella circostanza la gara durerà solo 25 minuti più recupero.
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“Tutti all'attacco”
(Il Messaggero – U.Trani) «All’attacco». Non è un urlo. E nemmeno una novità. Luis Enrique, sempre e comunque, gioca così. Anche se nella circostanza la gara durerà solo 25 minuti più recupero.
La Roma, insomma, sa some affrontare il blitz del Massimino, perché così si chiama negli scacchi la partita lampo (dove i minuti a disposizione sono però al massimo 15 e spesso meno). Quella di stasera, inizio alle ore 20, sarà la prosecuzione dell’incontro con il Catania, sospeso sull’1 a 1 sotto il diluvio, sabato 14 gennaio, dall’arbitro Tagliavento. Per i giallorossi, senza i due registi Totti e De Rossi (non utilizzabili perché sostituiti nella ripresa del match interrotto) e con due mosse in meno a disposizione dell’asturiano (Montella può fare tre cambi e Lucho solo uno), è la grande chance: con i tre punti sorpasserebbero l’Inter, si piazzerebbero in solitudine al quinto posto e si avvicinerebbero al terzo, alla zona Champions, adesso lontana sette punti. Un dato galvanizza il tecnico di Gijon: nelle 22 partite di questo torneo, nei primi 25 minuti di gioco, la Roma ha segnato 13 gol subendone 4.
Luis Enrique, dunque la prepara come una gara qualsiasi, anche se durera solo un terzo e se la Roma non vince sul campo del Catania da 42 anni: «Ho parlato con il mio preparatore Rafael e non faremo nessuna cosa diversa. Non sceglierò i calciatori in base alla durata. Io, come al solito, deciderò solo per puntare al successo, anche se la partita è più piccola. Trenta minuti sono tantissimi se facciamo le cose bene e possono essere lunghissimi se le facciamo male. Mi aspetto di fare trenta minuti di possesso e di essere nel campo avversario per l’intera durata del match. Ma è difficile: di fronte c’è un avversario che sa che cosa sta facendo. Se guardiamo la partita precedente contro di loro, nel loro stadio, sono stati bravi a ripartire e sfruttare i nostri errori. Sarà un esempio per noi: sapere che cosa abbiamo fatto male e lavorare su questo». In testa ha solo la vittoria, ma non per questo l’asturiano è convinto che serva per forza il tridente Bojan-Lamela-Borini, già utilizzato a Marassi nella gara d’andata contro il Genoa. Magari da trequartista può schierare Pjanic, togliendo Lamela e inserendo un centrocampista in più, uno tra Viviani e Greco. Deciderà in giornata.
«Io, però, non modifico il modo di giocare. Noi facciamo sempre la nostra proposta, gli altri attendono, per approfittare dei nostri sbagli. E’ quello che vedo sempre o quasi. Poi vedremo quale squadra sarà più attenta, più cattiva e con più fame. Dobbiamo sapere che in trenta minuti possiamo prendere tre punti bellissimi, risultato che ci darebbe l’opportunità di salire ancora di più in classifica. E’ il vero stimolo che bisogna avere» insiste Luis Enrique.(...). «Noi non siamo ancora una grande perché non abbiamo regolarità. Adesso l’unica squadra che ho visto chiaramente superiore a noi è stato il Milan. Ma siamo lontanissimi da chi punta allo scudetto ottenendo risultati con continuità. Sapere che però non siamo stati regolari per metà del campionato, mancando quasi tutto il girone di ritorno, mi fa essere fiducioso: perché quello che vedo mi rende ottimista. Io non ho obiettivi. O meglio: l’unico che ho è vincere a Catania. E dopo a Siena. Sembra uno slogan ma quello è il mio obiettivo. Io non penso al prossimo anno, se saremo da scudetto o da Champions. Mi interessa solo questa partita. Se uno inizia a pensare a che cosa farà il prossimo anno, non guarda a quello che succede adesso. Io preferisco il presente al futuro. Alla fine vediamo come ci piazziamo. La mia fiducia nel gruppo viene dai dati di squadra di alta classifica, da primi tre posti, da come giochiamo e dall’identità che ormai abbiamo».
(...) «Se perdo una partita, io non cambio per il risultato. Vado a vedere che cosa abbiamo sbagliato e cerco di correggere i nostri errori. E dico ai giocatori quali sono le cose che hanno funzionato per migliorare. Credo che iniziamo a sapere sempre che cosa dobbiamo fare. Quando facciamo le cose come noi vogliamo gli errori sono minori. Quando ci difendiamo in undici restando sempre corti. Quando ci allunghiamo per attaccare. Quando esce la qualità dei singoli. Quando abbiamo la voglia e la concentrazione».
Tra i 20 convocati, partenza stamattina, torna Cassetti (Kjaer, influenzato, rimane a Roma) e c’è pure Cicinho. Non Osvaldo. «Si allena con noi, ma gli manca ancora un po’ per essere disponibile». Ci vorrà tempo, invece, per l’inserimento di Marquinho. «È lontanissimo del livello fisico della squadra. Deve lavorare tantissimo, migliorare molto, conoscere il gruppo e lo staff. Ma mi piace, mi piace. Ha qualità, è un mancino che può saltare l’uomo. Spero che sia all’altezza di quanto abbiamo visto nella sua carriera prima di arrivare qui. Ma è un calciatore che viene da fuori e all’inizio per lui sarà difficile».
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