rassegna stampa

La povertà del calcio italiano vittima di polemiche in HD

Quello che ieri è successo tra Milan e Juve, nato dalla contestata rete di Tevez e il relativo fermo immagine, sono l’ennesimo esempio del basso livello nel quale vive il nostro pallone

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Milan, Juventus e Sky, un triangolo per nulla amoroso e assai polemico. Il velenoso e pesante botta e risposta tra le due società, nato dalla contestata rete di Tevez e il relativo fermo immagine, sono l’ennesimo esempio del basso livello nel quale vive il nostro pallone.

La tv satellitare ne ha preso velocemente le distanze: del resto, ciò che si contesta non le può essere addebitato. Semmai è la Lega che partorisce regole e prende decisioni strane, figlie di compromessi e/o interessi, come quella su chi e come produce le riprese e le regie delle partite. Il calcio italiano è in mano da tempo alle televisioni, ne garantiscono addirittura la sopravvivenza, e che abbiano un enorme potere in mano è evidente.

In generale, mandare in onda o meno un’immagine, commentarla in un modo o in un altro, è il frutto di una decisione autonoma ma che inevitabilmente peserà sul senso comune. Sono le regole del gioco, però. Galliani e la Juventus lo sanno bene. Forse dovrebbero anche ricordarsi che il loro duello a suon di comunicati conferma l’assoluta incapacità del nostro calcio di uscire dal solito e sgradevole livore, dagli interessi personali e di quartiere. In Lega si ha costantemente la conferma dell’incapacità delle società a lavorare su progetti condivisi e, soprattutto, legati al bene comune. Se ciò accadesse, il nostro calcio non sarebbe in questo stato e saprebbe prevenire o, quantomeno, arginare situazioni come quella del Parma, altra pagina triste e intollerabile. A questo dovrebbe, però, anche vigilare la Federcalcio chiamata nell’immediato a gestire l’inquietudine del ct Antonio Conte. L’ex allenatore della Juventus è un combattente, difficile che voglia mollare da sconfitto, almeno nel breve. Le sirene non gli mancano così come le problematiche legate alle sue richieste da allenatore della Nazionale. Il tema, si sa, è sempre il solito: ognuno pensa ai propri interessi e non a quello del calcio italiano.