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Pizarro: “Spalletti e la viola, il mio derby speciale”

"Era un periodo difficile, è vero, ma io Roma no, non l’avrei mai lasciata. Mai" ammette il centrocampista cileno

Redazione

Quella di venerdì prossimo è una gara attesissima per due tifoserie in particolare e per le altre interessate per motivi di classifica, ma per David Pizarro Roma-Fiorentina, come sottolinea Alessandro Angeloni su Il Messaggero, sarà un derby speciale.

Il cileno, intervistato dal quotidiano romano, si gode il caldo di Valparaiso e tira ancora calci a un pallone con la maglia del Santiago Wanderers.  La Roma è stata la sua vita, la Fiorentina il rialzo di una carriera che, per tanti, era già finita. «Ero alla Roma, stavo soffrendo per la vita di mia sorella, a Trigoria davo l’impressione di aver staccato la spina, che del calcio non mi interessasse più niente. Era un periodo difficile, è vero, ma io Roma no, non l’avrei mai lasciata. Mai».

Poi è arrivato Montella.

«A lui devo molto, mi ha dato una grossa mano, ha creduto in me, quando molti non lo hanno fatto. Mi ha aiutato in una fase molto delicata della mia vita, per questo lo ringrazierò sempre. Mi voleva anche alla Sampdoria, ma ormai avevo preso un impegno con il Santiago Wanderers».

Da Montella a Spalletti, due allenatori fondamentali per lei.

«Sono diversi tatticamente, ma una cosa li accomuna: l’essere semplici e diretti nel dire le cose. Luciano ha modi più duri, Vincenzo è proprio napoletanto, astuto, intelligente, furbo».

Veniamo a Spalletti. E’ vero che lei ci litigava?

«Sì. Uno dei primi giorni a Udine, ad esempio. Tenevo troppo la palla, mi ha sgridato in una maniera per me sbagliata, mi sono tolto la casacca e ho lasciato l’allenamento».

Quale la migliore qualità di Lucio?

«E’ uno che cura i dettagli in maniera maniacale. Dettagli che fanno la differenza. Poi è un allenatore che tiene molto al gruppo e lo porta tutto verso la stessa direzione».

Un difetto, invece?

«Aveva l’abitudine di leggere il giornale a tavola. Mi dava fastidio: uno parlava e lui leggeva il giornale».

Le piace questa Roma?

«Sì mi piace, è forte, ha grandi giocatori. Ottimi centrocampisti, da Keita a Nainggolan, passando per Pjanic. Gente seria».

Pjanic potrebbe essere il 'Pizarro giallorosso'?

«Gran giocatore, ma in quel ruolo ci vuole corsa, forza. Lui è un regista alto, molto più treqartista. Ha un piede incantevole, ma non mi sembra uno dedito al sacrificio».

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Chi è il suo erede, o uno che può fare la fortuna della Roma in quel ruolo.

«Un giocatore solo: Marco Verratti, quello che mi somiglia di più. Lui forse è meno tecnico nel dribbling rispetto a me, ma ha un grande visione di gioco e le sue idee creano superiorità numerica, proprio come piace a Spalletti. Ideale per la Roma».

Questione Totti.

«Una volta, giocavo nell’Inter, Francesco mi disse: vieni alla Roma. Ora dico io a lui: vieni a Valparaiso».

Vuol dire che deve smettere?

«Checco deve fare ciò che sente. Lui è la Roma. E non è una frase fatta. La Roma all’estero è Totti e Totti è la sua storia. Anche qui in Cile: non fanno altro che chiedermi di lui».

E per Totti, la Roma è tutto.

«E’ la sua vita. Quello che ha fatto per la Roma è sotto gli occhi di tutti, ha rinunciato a vincere andando altrove. Non ce lo vedo da un’altra parte, se gli togli quella maglia gli togli un pezzo di se stesso».

Dopo Totti passiamo a un altro suo grande amico, De Rossi.

«All’epoca era il migliore in assoluto. Lui non ha l’impatto di Totti nella Roma ma resta ancora un grande calciatore. Se impara a fare il centrale di difesa può essere la fortuna di Spalletti e della squadra. E di se stesso».

Con Spalletti si torna a parlare di terzo posto.

«L’ultima volta che ho visto la Roma dal vivo era gennaio, contro il Verona. Mi sono un po’ spaventato. L’ho rivista sabato con l’Empoli, è tutt’altra squadra. E oggi non penso più che favorita sia la Viola, anzi. Ho l’impressione che i giallorossi abbiano qualcosa in più».

E in Champions?

«A Madrid può succedere di tutto. Lì c’è un bel casino, chissà che la Roma non ne approfitti. Primo: il Real non è il Barcellona. Secondo: la Roma è in fase ascendente, può solo migliorare. E’ difficile, ma ne riparliamo».