Sembrava che le parole consegnate da Luca Parnasi ai pm, quel lungo interrogatorio durato due giorni con una notte in mezzo, fossero sufficienti a dimostrare il "ravvedimento", allontanare l'ipotesi che potesse proseguire nei reati o occultare le prove, e dunque a riportarlo a casa. La gip Maria Paola Tomaselli, invece, non è stata di questo parere e a sorpresa ieri ha firmato un'ordinanza che tiene l'imprenditore in carcere, come riporta Sara Menafra su Il Messaggero.
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Parnasi resta in carcere. Il gip: non ha collaborato
Firmata ieri a sorpresa un'ordinanza che non permette i domiciliari al costruttore romano
Nelle sette pagine, il gip scrive che il costruttore ha ammesso a verbale solo le circostanze che non avrebbe potuto negare, visto che le prove a suo carico erano palesi. Non c'è stato nessun pentimento, nessuna collaborazione con gli inquirenti, nessun "ravvedimento".
Nel provvedimento il gip parla di "contesto allarmante" e di mancanza di "elementi dai quali desumere un'attenuazione delle esigenze cautelari e di inquinamento probatorio". Ora, per l'ex presidente di Eurnova, l'ultima chance è la Cassazione. L'11 luglio i suoi avvocati discuteranno davanti alla Suprema corte il ricorso con il quale hanno chiesto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare per «carenza di motivazione» sulle esigenze cautelari. L'istanza è stata presentata pochi giorni dopo l'arresto.
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