C'è chi a Olsen lo abbraccia e chi lo protegge. Gesti e parole, mediaticamente il massimo per la platea. e attenzioni fanno piacere a chiunque e quindi lui non le scansa, anche se per la verità, come spesso accade dalle nostre parti, nel bene o nel male, sono esagerate. Anzi, dopo la prima partita ufficiale, hanno già stancato, scrive Ugo Trani su Il Messaggero.
rassegna stampa
Olsen cocco di Roma
Il nuovo numero 1 protetto e difeso da Di Francesco e dai compagni: sullo svedese l’ombra dell’ex Alisson
La Roma, pur sapendo di dover sostituire il fenomeno Alisson, non si è certo aggrappata a un supereroe. Ovviamente delle parate più che dei fumetti. Monchi, oggi direttore sportivo e ieri portiere, si è preso la responsabilità, pesato il budget a disposizione, della scelta: Di Francesco si è fidato e Savorani ha approvato.
Il trattamento riservato a Olsen deve far riflettere: lo difendono l'allenatore e i compagni. Eppure è lui che è stato chiamato qui per difendere la porta della Roma. Lo trattano, senza magari accorgersene e di sicuro senza cattiveria, come uno sprovveduto qualsiasi. E, non volendo, è come se lo avessero già candidato: sarà il Calimero della stagione. Cioè il punto debole della Roma. Non ha convinto nei test precampionato negli Usa contro il Barcellona e soprattutto contro il Real Madrid. Sono state le sue prime partite in giallorosso: bocciato, senza se e senza ma, e di conseguenza promosso Mirante. Di Francesco ne ha dovuto annunciare la presenza contro il Torino per dargli forza alla vigilia del debutto in serie A. Che è stato con il brivido, per quel pallone che, all'inizio della ripresa, gli è scappato di mano sul tiro quasi innocuo di Baselli. Lo svedesone, prima di quella gaffe a lieto fine (calcio d'angolo), ha mostrato di saperci fare con i piedi, quando è stato chiamato in causa nel giro palla o nel classico rinvio; di usare la presa se serve, come nel primo tempo su Iago Falque, e di scegliere la respinta, come davanti a Belotti, Meitè e ancora Iago Falque.
Non sta a lui tirar fuori il curriculum dopo il clean sheet di Torino. Ne ha contati 9 nelle ultime 12 partite della Svezia (comprese le 2 del playoff contro l'Italia e 3 delle 5 al mondiale). A Ventura negò la qualificazione in Russia: in 2 match, nessun gol azzurro. Con il Copenaghen, nella stagione 2016/2017, non incassò reti in 27 gare (19 di campionato, record danese). Ma qui, dove il paragone è sempre di moda, contano i 22 di Alisson. Il passato non si dimentica.
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