(Il Messaggero - P.Mei) Se, come è pressoché sicuro, nessuno abbandonerà il proprio credo.
rassegna stampa
Nella Capitale si respira già aria di derby
(Il Messaggero – P.Mei) Se, come è pressoché sicuro, nessuno abbandonerà il proprio credo.
La Lazio raddoppia ed è dunque prima in classifica insieme con la Juve, con il Napoli cioè i più attesi: non è un segnale da poco, anche se troppo spesso si danno giudizi definitivi che in realtà resistono fino alla prossima partita.
Spunta il fantasma del castello (non l’ombra di Banco, l’ossessione del delitto), Antonio Conte, lo squalificato mister che non si nasconde dentro un lenzuolo ma dietro un vetro appannato, tutto regolare e regolamentare ma forse regole e regolamenti sono sballati. Come quelli del “rigore più espulsione” che però i tanti (forse troppi: gli errori non si compensano ma si sommano) arbitri applicano con il paraocchi.
La Lazio è una bella idea, la Roma l’atteso laboratorio zemaniano: sprazzi di voglia, di gol, di pressione. “Francesco, ritorna” hanno detto dalla panchina a Totti quando la partita stava sgocciolando via. “Ancora?” ha ironizzato il capitano, autore di due assist che hanno dato due gol: il primo del ragazzino Florenzi, classe ’91, “romano de Roma” e romanista pure lui, vi dice qualche cosa?, che ancora ha guadagni tabellari e prepariamoci alla telenovela noi ed a blindarlo definitivamente gli americani di Roma, senza scherzi; il secondo un cucchiaio malandrino di Osvaldo che se non lo fa strano non lo fa (espulso per seconda ammonizione, una più “ingenua” dell’altra: “ingenuo” chi, lui o Bergonzi?); il terzo una invenzione dalla linea di fondo di Marquinho che non si sa come gli sia venuto in mente e pure fatto. Nel primo recupero il gol interista, di Cassano con piede di Burdisso.
Così va in pausa pranzo azzurro il campionato che nemmeno è cominciato: potevano sembrare già su una spiaggia Napoli e Fiorentina che sembravano giocare al beachsoccer, tanta era la sabbia in campo e niente erba. Non era Copacabana, però era Marekiaro per il Napoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA