Da Budapest a Firenze. La Roma in un anno e 5 mesi è passata dallo sfiorare il cielo con un dito a toccare il fondo, scrive Daniele Aloisi su Il Messaggero. Alla Puskas Arena i giallorossi avevano accarezzato il sogno di vincere il trofeo europeo più importante della propria storia, un anno dopo la meravigliosa notte di Tirana. Forse, le cavalcate europee avevano nascosto i tanti problemi di una squadra che non è mai stata realmente completa. Ma che si era compattata intorno a Mourinho fino a sciogliersi come neve al sole anche per errori grossolani commessi sul mercato. La gestione post finale di Europa League è stata disastrosa e la penultima sessione condotta da Tiago Pinto non ha risolto nulla. Pochi soldi spesi e tante scelte sbagliate. A partire da Renato Sanches – definita una sua ossessione dall’ex gm – fino ad arrivare a Kristensen e Azmoun. Quest'anno a differenza della passata stagione i soldi messi sul mercato stavolta sono stati tanti. Oltre cento milioni, ma gli acquisti arrivano con un ritardo senza precedenti. Il primo “botto” è il 10 luglio con l’ingaggio di Le Fée per 23 milioni. Un giocatore che Daniele non conosceva. Durante tutto il ritiro svolto a Trigoria non arriva nessun altro potenziale titolare. E De Rossi lavora per quasi due settimane con tantissimi giovani cominciando a pensare al 4-3-3. Modulo perfetto per Soulé che poi si ritrova a doversi ritagliare spazio nel 3-4-2-1. Un cambio obbligato dalla permanenza (a sorpresa) di Dybala che – sia chiaro - non rappresenta un problema per la Roma, ma la sua gestione lascia tutti perplessi.
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La Roma in un anno e 5 mesi è passata dallo sfiorare il cielo con un dito a toccare il fondo
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