rassegna stampa

Marcio Amoroso: “Totti al mondiale ce lo portavo in braccio”

(Il Messaggero – M.Ferretti) Marcio Amoroso, 40 anni, brasiliano («Ma con passaporto italiano»), tre campionati all’Udinese, due al Parma e una capatina sfortunata al Milan,

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(Il Messaggero - M.Ferretti)Marcio Amoroso, 40 anni, brasiliano («Ma con passaporto italiano»), tre campionati all’Udinese, due al Parma e una capatina sfortunata al Milan, attaccante esterno dal gol facilissimo («Oggi i più bravi al mondo, nel mio ruolo, sono Robben e Ribery»), stasera sarà in campo all’Olimpico nella “Partita Mundial”.

Marcio ha giocato in Giappone, ovviamente in Brasile, in Germania, in Spagna e in Grecia e ha rischiato di indossare anche la maglia della Roma, fine Anni Novanta («Pozzo preferì darmi al Parma, ma sono stato davvero a un passo dalla Roma»); adesso si occupa della crescita/carriera dei figli, con il più grande, Giovanni, trequartista classe 1997, che dalla prossima stagione sarà tesserato con l’Udinese, «e spero che un giorno si dica che io sono il papà di Giovanni e non lui il figlio di Marcio», sospira.

Mondiali (quasi) al via, Brasile padrone di casa favorito?

«La mia paura è che quanto sta accadendo nel nostro Paese, con le durissime contestazioni e le proteste della gente, possa in qualche modo condizionare sia il torneo che la Seleçao. Il clima è pesantissimo, sono moltissimi i punti interrogativi...».

Sotto il puro aspetto tecnico, Brasile più forte di tutti?

«A me piace moltissimo anche la Germania, squadra solida e collaudata».

Brasile, Germania: e poi?

«L’Argentina sarà sicuramente tra le protagoniste, anche se mi ha stupito la mancata convocazione di Tevez. Io so quanto è difficile far gol in Italia, lui ne ha fatti tanti ma è rimasto fuori. Se fosse stato brasiliano, Scolari l’avrebbe portato sicuramente al mondiale».

Le sorprese?

«Occhio al Belgio, innanzi tutto, anche se non ha una grande tradizione in appuntamenti come questi. La Spagna non sarebbe una sorpresa, così come l’Italia».

L’Italia di Balotelli.

«Lui è uno in grado di essere decisivo, a patto che gli venga concesso di giocare il suo calcio. Di essere libero, poco ancorato agli schemi. Ma io non avrei mai lasciato a casa Totti. Non sarà più giovanissimo, ma è ancora il più bravo di tutti. Fenomenale. Se io fossi il ct dell’Italia, lo porterei in nazionale fin quando avrà la forza di camminare o di scendere dal pullman. E, se necessario, magari lo porto in braccio al campo ma lo porto».

La stella del mondiale?

«Se starà bene, dico Neymar, uno che gioca il calcio con allegria. Però mi aspetto grandi, anzi grandissime cose da Messi che nei mondiali finora ha lasciato poche tracce. Ora ha l’età giusta per avvicinarsi a gente come Maradona, e ho la sensazione che se non ci riesce neppure stavolta non ci riuscirà più».