Roma-Milan è anche il confronto a distanza tra Spalletti e Montella. In principio compagni di squadra, poi allenatore-calciatore e ora tecnici di due squadre che provano a tenere il passo della Juventus. La vigilia è un lungo ping-pong a distanza tra i due. Mentre Montella chiede ai suoi «leggerezza, gioia e soddisfazione. Lo status che ci siamo conquistati ce lo dobbiamo godere, quindi voglio un approccio leggero», Spalletti, nonostante le assenze, non cerca e concede alibi: «Noi siamo i favoriti. Giochiamo in casa, siamo costruiti per vincere e loro no. Lo ha detto anche Vincenzo». Che avendo parlato prima di lui ha detto anche altre cose: «Chi toglierei alla Roma? Strootman, De Rossi, Nainggolan, Dzeko, Manolas… Ma se proprio devo scegliere un nome, dico Spalletti». Figuriamoci se Lucio si faceva sfuggire l’occasione di restituire il complimento: «Dipendesse da me, toglierei lui ai rossoneri. Qui è casa sua e certamente tornerà da allenatore della Roma perché è un grande tecnico. La Roma è stata costruita per vincere, il Milan no: io sto facendo una cosa normale, lui straordinaria e quindi è lui quello più bravo adesso», come riporta Stefano Carina su Il Messaggero.
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Lucio contro Montella, i due nemici per la pelle
Spalletti commenta: "Siamo costruiti per vincere e loro no. Al Milan toglierei Montella"
Ancora Montella: «C’è stata una fase a Roma in cui avrebbe potuto darmi di più, rispetto a quanto mi ha fatto giocare, meritavo di più, ma l’ho perdonato... Da allenatore l’ho studiato, mi è servito molto assistere ai suoi allenamenti, forse mi ha dato di più da collega che nel rapporto allenatore-calciatore». Spalletti gioca di rimessa: «Mi ha perdonato per quando non lo facevo giocare e mi fa piacere. È più facile capire i genitori quando lo si diventa». Scaltro Vincenzo, sornione Lucio. Nessuno dei due scivola sul caso che ha monopolizzato la settimana, la squalifica – poi revocata – di Strootman: «Accetto il verdetto – taglia corto l’allenatore del Milan - La cultura del sospetto è molto frequente in Italia, ma non bisogna esagerare. Non sto a sindacare quello che è stato deciso. Ne prendo atto». Spalletti lo segue: «E’ già passato via tutto. Nel senso che per quanto riguarda i derby abbiamo già dato nel 2016. Se ne riparla nel 2017. E anche per Kevin, è ormai tutto finito». Non per Montella che poi, quando in un secondo momento gli viene chiesto se nella militanza alla Roma ha mai percepito la potenza di alcuni club italiani, si concede una battuta: «Mi sono sentito in un club potente quando Strootman è stato squalificato, dopo invece no». Il presente però è Roma-Milan. Il tecnico toscano teme, apparentemente, «la gestione della palla, il palleggio, la capacità di essere squadra dei rossoneri. Era quello di cui aveva bisogno Vincenzo quando giocava: non della ripartenza o della palla lunga ma che la squadra si posizionasse nella metà campo avversaria, che gli facesse toccare palla tra le linee e quand’era il momento faceva il suo. Sarà una partita bellissima, perché entrambe le squadre hanno lo stesso obiettivo, quello di fare la partita e tutte e due le squadre possono vincerla». Il Milan formato-trasferta è una squadra che sa aspettare per poi provare a colpire in contropiede. Almeno a parole, Montella non cade nel tranello: «Che partita dobbiamo fare? Io ad esempio volevo far giocare Honda ma poi mi dite che non gioca…». Chi vuole tenere il passo della squadra di Allegri, deve far suoi i tre punti. Spalletti ne è consapevole: «Pensiamo a vincere perché il nostro futuro è adesso. Non come anti-Juvema per i nostri obiettivi. Il resto non conta».
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