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rassegna stampa

Lucio cambia tattica

Roma in casa del Chievo pensando alla Juve che le sta davanti e al Napoli che sta dietro. Il tecnico fa l’equilibrista sul suo contratto e su Totti: "Forse ho penalizzato Francesco"

Redazione

Alla vigilia dell'ultima trasferta di campionato a Verona per Luciano Spalletti  l'unica questione che conta è il successo contro il Chievo, scrive Ugo Trani su Il Messaggero.

Dentro i migliori (recuperato il capocannoniere Dzeko) per avvertire chi sta dietro: il Napoli che affronterà in serata la Fiorentina al San Paolo; e anche chi sta davanti: la Juve che giocherà domani pomeriggio contro il Crotone allo Stadium. La Roma sale in Veneto per centrare la terza vittoria consecutiva (settima di fila in trasferta). Il 2° posto, con 4 punti di vantaggio, sarebbe blindato. E, situazione inedita, il distacco dalla capolista, per una notte, sarebbe ridotto a meno 1: mai accaduto in questa stagione, passata sempre a rincorrere i bianconeri (dopo la prima giornata, almeno 2 punti di distanza). Il presente, dunque, e non il futuro.

A Spalletti non conviene avere fretta, dopo aver tergiversato oltre ogni limite. La proprietà Usa non lo ha mai scaricato. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, lo ha protetto ed aspettato. Ora il toscano vuole godersi la volata, andare a dama e magari alla cassa. Nella sua chiacchierata, prima di salire sul treno per Verona, ha contato le parole e messo in fila i concetti. Per non andare a intaccare quella che sarà l'exit strategy di fine torneo. Frasi buone per tutte le soluzioni. Da quel "vogliamo giocare la Champions: è la competizione più bella che ci sia", tanto per far capire che piacerebbe anche a lui restare per guidare i giallorossi nell'Europa che conta, a quel "normale che si facciano i nomi per la panchina della Roma". Da confermato a sostituito, insomma. Ma, sui candidati a prendere il suo posto, sparge la dose giusta di furbizia: "Tutti hanno il blasone per essere il prossimo allenatore di questa squadra. Io devo essere più bravo di loro se volessi mantenere il posto, per andare al di là dell'ostacolo devo accettare la sfida".

Improvvisamente niente più lo infastidisce. Fa, invece, l'equilibrista. Ci sta che il club giallorosso abbia sondato altri tecnici, da Emery a Di Francesco, e che Paulo Sousa sia già venuto due volte all'Olimpico, l'ultima domenica, a studiare la Roma. Come Mancini a Bologna. "La società farà il suo lavoro. Anzi lo ha già cominciato, prendendo Monchi". Non ricade, però, nella trappola di chi lo vede già al fianco di Sabatini. "Ci interessa vincere contro il Chievo, non altro. Il futuro non è nei nostri pensieri. Dei futuri allenatori di Inter o Roma non ce ne frega niente". Pronto il paracadute. Si capisce pure da come stavolta tratta Totti. Quasi scusandosi: "A volte l'ho penalizzato, ma sempre per il bene della squadra".

E sulla lotta scudetto: "Il campionato lo vince la Juve: è stata la più forte e ha dettato i ritmi del torneo, facendosi trovare pronta in tutte le competizioni. A noi non cambia nulla, per far avverare il miracolo dobbiamo vincere le ultime due partite". Spalletti consegna il titolo in anticipo alla Grande Rivale. Ma, al momento di stabilire che cosa baratterebbe per vincere lo scudetto, prende di nuovo tempo. "Ve lo dico la prossima settimana: abbiamo le nostre tentazioni...". Meglio restare al coperto, anche perché a Trigoria nessuno ha dimenticato il precedente di 7 anni fa: il 16 maggio del 2010, proprio al Bentegodi e contro il Chievo, la Roma di Ranieri fu campione d'Italia per 17 minuti, dal gol di Vucinic a Verona a quello di Milito a Siena.