rassegna stampa

L’occasione di Lukasz, una riserva di successo

Il portiere polacco quest'anno ha giocato quattro volte: due sconfitte, un pareggio e una vittoria, con sei gol alle spalle.

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Se l’opportunità non bussa, costruisci una porta”, raccontava sorridendo il comico Milton Berle. Una battuta che sembra calzare a pennello per Lukasz Skorupski, chiamato stasera a difendere i pali della Roma. Dicono di lui (a Trigoria) che è bravo, anzi bravissimo, addirittura una specie di fenomeno, però c’è un piccolo particolare: non gioca mai. O meglio, gioca soltanto quando De Sanctis gli concede un po’ di spazio. Ma come: il Neuer de noantri che vive in panchina? O Skorupski non è così bravo come raccontano dal Bernardini oppure nel clan Roma stanno toppando un sacco di cose. Considerato che il ds Sabatini ha rinnovato per un anno il contratto a De Sanctis e che è attivo sulmercato per ingaggiare il portiere titolare della prossima stagione, la sensazione che intorno a Lukasz si stiano facendo troppe chiacchiere a colori diventa fortissima. Perché, ne converrete, se uno ha in rosa un portiere così forte, lo fa giocare. Sempre. Invece il polacco vive di avanzi: quest’anno ha giocato solo quando il collega era fuori causa, quando era indisponibile: a Manchester e in casa del Bayern in Champions League; allo Stadium e all’Olimpico contro il Cesena in campionato. Bilancio: due sconfitte, un pareggio e una vittoria, con sei gol alle spalle.

FUORI LA VERITÀ Traduzione: Lukasz non gioca dal 29 ottobre dello scorso anno. Il che, per un portiere, non è un bell’andare. Specie per chi da quando è arrivato alla Roma (estate 2013) ha disputato soltanto sette gare ufficiali. Il discorso, allora, si fa semplice: se Skorupski è davvero così bravo come decantato a Trigoria, deve giocare di più. Deve giocare sempre. Perché, continuando a impiegarlo ogni tanto, non si riuscirà mai a valutare con esattezza, e una volta per tutte, il suo valore. Quello del portiere è un ruolo assolutamente atipico non soltanto perché si può prendere il pallone con le mani: lo è anche perché per svolgere al meglio la professione c’è bisogno di dare continuità alle proprie certezze o di cancellare in un attimo le incertezze. Mettersi i guanti una volta ogni tanto, e mai per scelta convinta, sembra più un contentino che una mossa per il presente e anche per il futuro della squadra. A patto, ovviamente, che uno sia in grado di difendere i pali della porta della Roma. Ma questo Skorupski non l’ha ancora dimostrato. E non solo per colpe sue.