(Il Messaggero - M.Ferretti)Lunedì 9 aprile 2001, la Roma gioca in casa della Fiorentina. Al centro dell’attacco giallorosso c’è Gabriel Omar Batistuta, 152 reti in serie A con la maglia viola. Una maglia che l’argentino non aveva abbandonato neppure nella stagione della serie B, 1993-94. Un giocatore amatissimo dalla piazza fiorentina; un simbolo della tifoseria gigliata. Nonostante questo, Batigol, autore della rete della vittoria della Roma nella partita d’andata, viene accolto al Franchi da una serie infinita di fischi e di insulti. Un acerrimo nemico, non un vecchio amico. Chi si aspettava un pizzico di amore nei suoi confronti, rimase a bocca aperta. I tifosi, ovviamente, hanno il diritto di amare o odiare chiunque, ma quell’accoglienza riservata a Batistuta non passò inosservata. Facile immaginare, ricordando questo precedente, che sabato sera per Adem Ljajic non ci saranno sorrisi e applausi. Il serbo a Firenze non ha giocato o reso ai livelli di Batigol, ma cinque anni in viola c’è stato. E nella passata stagione c’è stato alla grande, con undici, pesantissime reti. Solo che nell’estate scorsa, non avendo raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto, ha chiesto e ottenuto di lasciare Firenze, scatenando la reazione avvelenata della tifoseria viola.
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Ljajic, contro il suo passato c’è l’esame per il futuro
(Il Messaggero – M.Ferretti) Lunedì 9 aprile 2001, la Roma gioca in casa della Fiorentina. Al centro dell’attacco giallorosso c’è Gabriel Omar Batistuta, 152 reti in serie A con la maglia viola.
ORGOGLIO E PASSIONENon sarà una gara come le altre, quella di sabato, per Adem. Che l’altra sera all’Olimpico contro l’Atalanta è tornato a essere con tutti i sentimenti un giocatore della Roma. Un gol, un assist, un palo: una prestazione di altissimo livello. Esattamente quello che si aspettava Rudi Garcia, che nelle settimane precedenti l’aveva messo un po’ in disparte. Adem ha cominciato con il freno a mano tirato, forse un po’ impaurito o timoroso di sbagliare, poi è cresciuto moltissimo, ha acquisito sicurezza e ha lasciato il campo tra gli applausi convinti della gente romanista. Si è avuta, insomma, la conferma che Ljajic è un giocatore dotato dimoltissima qualità e che (probabilmente) ha bisogno di sentirsi amato e coccolato, oltre che apprezzato, per rendere al meglio. Analizzando il suo rendimento stagionale, vanno ricordati i suoi sei gol e gli altrettanti assist vincenti: non poco, ma la sensazione che potesse fare qualcosa di più c’è. Perché Adem, da sempre, viene considerato uno bravo, ma bravo davvero e, quindi, in grado di stupire ogni volta che va in campo. Roma, però, non è Firenze e, chissà, Ljajic ha fatto un po’ fatica a inserirsi in un ambiente con pressioni così forti. Sabato sera, alla fine della partita contro l’Atalanta, non ce l’ha fatta a trattenersi e, una volta avuto un microfono davanti alla bocca, ha manifestato senza esitazioni tutte le sue perplessità legate al futuro. Va detto, però, che se lui chiede chiarezza, la Roma vuole fare chiarezza sul suo conto: Adem è sotto osservazione, la società sta valutando con attenzione se confermarlo o meno e le prossime partite, a cominciare da quella di sabato sera a Firenze, saranno decisive. La Roma l’hamesso sotto contratto fino al 30 giugno del 2017, dimostrando di avere grossa fiducia nei suoi mezzi: Ljajic ha voglia di giocare, di essere protagonista ma deve dimostrare di meritarlo. Garcia ha dato a tutti, serbo compreso, la possibilità di mettersi in mostra, ma non ha mai regalato il posto a qualcuno. E mai lo farà. Adem avvisato,mezzo salvato.
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