rassegna stampa

La tenera gestione di un Club anomalo

All’interno della Roma il massimo potere in Italia ce l’ha il direttore sportivo, Walter Sabatini, che è un dipendente come lo stesso Baldissoni

Redazione

Pallotta ripete ancora una volta di essere disgustato. Ieri Baldissoni è volato a Miami per palare conil presidente dello stadio ma anche dei continui flop della squadra e della posizione di Rudi Garcia.

Come evidenzia oggi Mimmo Ferretti su Il Messaggero, la Roma, si sa, è una società anomala, all’interno della quale il massimo potere in Italia ce l’ha il direttore sportivo, Walter Sabatini, che è un dipendente come lo stesso Baldissoni.

Il proprietario Pallotta le ultime tre volte che è arrivato in Italia, in due occasioni non si è neppure presentato a Trigoria (ultima visita nel febbraio del 2015).

Nulla di strano, assicurano dal Bernardini: ha incontrato la squadra all’Olimpico in occasione di Roma-Bate Borisov. In un club normale, però, fa notizia se/quando un presidente non va al campo; nella Roma, invece, se/quando il massimo dirigente ci va.

In momenti come questi (non solo in momenti come questi, però) ci vorrebbe in sede e nello spogliatoio qualcuno che faccia la voce grossa, che inchiodi tutti i suoi dipendenti (dirigenza, staff e squadra) alle proprie responsabilità, se non altro in virtù dei loro scintillanti stipendi. Alla Roma, invece, tutto questo non accade. Non è mai accaduto.

Sabatini è un ottimo operatore di mercato, i suoi amici sostengono che sia il migliore al mondo ma come direttore sportivo, e con mansioni da presidente, probabilmente deve ancora migliorare. Troppo morbido, l’accusa più ricorrente. Ecco perché si dice che nella Roma i giocatori facciano il loro comodo: ma se davvero lo fanno, qualcuno glielo lascia fare, o no? Rudi Garcia ha un mare di responsabilità nel pessimo andamento stagionale della Roma, ma non può essere l’unico colpevole.

Sabatini, è noto, sta trattando attaccanti esterni, anche se la Roma avrebbe bisogno come il pane di almeno un paio di difensori esterni: il mercato lo faccio io, ha tuonato più volte il ds, e Garcia non ha mai alzato il ditino per dire scusate ci sono anch’io.

La rosa è incompleta, troppi buchi e troppi giocatori non da Roma: la priorità, però, è prendere il vice Iturbe, che era una riserva. Perché?