Pressing alto, palla rubata, verticalizzazione immediata, gol. Quattro fasi, tutte imparate a memoria, con i tempi giusti, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Provare, riprovare fino a quando non diventano automatiche.
rassegna stampa
La Roma si specchia in Eusebio
Dai movimenti tattici alle giocate, fino al turnover e ai cambi: Di Francesco ha creato un gruppo a sua immagine e somiglianza
La Roma di Firenze è la foto di un credo, quello del suo allenatore, Eusebio Di Francesco. Quindi, è la foto del suo allenatore. La Roma è cambiata. Migliorata, modificata. E di tanto.
La squadra ha imparato a stare in campo come vuole lui, interpretando quel 4-3-3 che tanti aveva spaventato ad inizio percorso. Nel tempo tutti hanno aperto le teste e ora ognuno si sente coinvolto. Adesso la Roma sembra una macchina quasi perfetta.
In difesa sta fuori Manolas, sulla carta il miglior difensore della Roma o quantomeno il più quotato, e la Roma non prende gol schierando Fazio e Jesus, quest’ultimo messo spesso ai margini lo scorso anno. Chiunque vada in campo, l’idea di gioco resta la stessa: difesa alta, pressing nella metà campo avversaria e ripresa del pallone. Un calcio asfissiante.
Funziona il turnover (utilizzati 20 giocatori nelle ultime 13 gare) e i cambi sono sempre eccellenti (non ultimi quelli di Firenze). Oggi tutti valgono un po’ di più, tutti si sentono la Roma, Di Francesco stesso, anzi lui per primo. E’ cambiata la mentalità, è cresciuta la condizione fisica. Oggi la squadra è il contrario di quella timida, inconsapevole e fragile vista, ad esempio, all’esordio in Champions con l’Atletico Madrid. Quella squadra spaventò tutti, pure a Trigoria. Era una questione di tempo. Ora spaventa gli avversari.
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