rassegna stampa

La Roma protesta ma non cerca alibi

LaPresse

Totti ha esternato la rabbia del club che paga non soltanto errori arbitrali. I 20 punti sono figli degli sbagli di allenatore, giocatori e dirigenti

Redazione

"Parla solo Totti". Vi sembra poco? Succede da sempre, quindi anche domenica sera. È lui a denunciare il nuovo sgarbo, scrive Ugo Trani su Il Messaggero. Stona quel "solo". Anche perché, in quanto a torti subiti, se ne intende come nessun altro.

"Basta, sennò mi radiano". Dalla "vergogna" dell’Olimpico al (quasi) silenzio di Milano dove ieri ha ritrovato Rocchi. Stretta di mano, davanti a Rizzoli. "Tutto chiarito", ha sorriso il fiorentino. Francesco, però, gli ha mostrato il telefonino: "Guarda qui". In foto, lo sgambetto di D’Ambrosio a Zaniolo. Ma, ricevendo il premio alla carriera dall’Aic, ha elogiato il sistema arbitrale: "L’Italia ha i più forti del mondo. Rocchi il migliore, ma dell’anno scorso...".

Ha quasi assolto l’arbitro, ma il Var Fabbri no (a Udine negò il rigore a Pellegrini: fallo di Samir). Si è insomma ripreso il ruolo, interpretato spesso in proprio, di difensore della Roma.

Totti ha confermato la sua centralità. E la presenza nell’attuale gestione tecnica. Che lo ha spinto a urlare, durante l’intervista con Roma tv, a Daniele Baldini, il collaboratore di Spalletti che è lì a stuzzicarlo: "Siete vergognosi voi, hai capito? Meglio che vado via per non litigare...".

Quella notte di 4 anni fa, invece, Pallotta imboccò la polemica contromano, prendendo le distanze da Francesco e non da Agnelli. Adesso, però, il presidente la pensa come Totti. Da lontano, ma almeno si arrabbia. Ultimamente ce l’ha con l’Inter che affronta il Financial Fair Play con l’astuzia riconosciuta alla famiglia Zhang. Come se la prese nell’estate del 2017 con il Milan, smascherando in anticipo il bluff di quella proprietà poi evaporata.

Dal mercato alla classifica: le strisce rossoneroazzurre oscurano a Pallotta la zona Champions. La Roma è a -5 dal Milan quarto e -9 dall’Inter terza. Di Francesco non cerca alcun alibi per l’andamento lento, in campionato e non in Champions. Nessun pianto: il 7° posto, i 20 punti in 14 match e i 12 in meno di un anno fa non dipendono dai black out inconcepibili del Var. Gli errori del tecnico restano, come quelli di mercato del ds e quelli strategici della società. Ma la tecnologia deve essere uguale per tutti. Anche quando c’è da rivedere la tranvata, come ha chiamato Spalletti la spallata di Manolas che ha sbilanciato Icardi in area. Eppure dopo lo sgambetto di D’Ambrosio a Zaniolo, è passata in secondo piano la spinta di Perisic sempre su Zaniolo nell’azione del gol di Keita. Appunto, la tranvata. Sotto la Monte Mario e quindi, quella sì, sotto lo sguardo, spento proprio come il Var, di Lucio.