Ricompattati dall’odio per la dirigenza e dal rancore contro una squadra che, oramai da sette giornate, colleziona insuccessi. La Curva Sud cambia volto, si riorganizza, perché gli ultras giallorossi, adesso, sono accomunati da una strategia comune: farla pagare a chi li sta deludendo e vuole telecamere e controlli sugli spalti, come scrive Valentina Errante su Il Messaggero.
rassegna stampa
La rivolta delle tifoserie per i controlli più severi
Nuova saldatura tra i "Padroni di casa" vicini a Casapound e i reduci dei "Fedayn". Attacchi ai vertici della squadra con manifesti funebri e adesivi offensivi
Sullo sfondo, le inchieste giudiziarie e l’allarme della commissione parlamentare Antimafia che aleggia sull’Olimpico come sugli altri stadi italiani.
Oggi in curva Sud un capo vero non c’è. Ma se gli ultras romanisti erano sull’orlo del collasso, adesso sembra proprio stiano ritrovando l’unità. La rottura, dopo mesi di tensioni, cori diversi e scontri, si era consumata, la scorsa primavera, durante l’ultimo derby, quando il “Gruppo Roma” (ex "Padroni di casa"), il più influente, vicino a CasaPound e collocato nella parte bassa del settore, aveva proclamato lo sciopero delle tifoserie contro le barriere sugli spalti, poi rimosse. A rompere il patto erano i Fedayn, gruppo storico (ci sono dal ‘72) ma meno numeroso, tanto da essere confinati nella balconata. Violando l’accordo, avevano cominciato a cantare, trascinando il resto della curva e la maggioranza silenziosa dei tifosi. Dopo mesi di tensioni e regolamenti di conti in trasferta, era stato il punto di non ritorno. Tutti contro tutti, ma oggi quello scenario sembra far parte già del passato.
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