Due punti nelle ultime due trasferte (tre considerando anche quella di Champions a Madrid). Poco, troppo poco. Non perché non si possa pareggiare due volte di fila lontano da casa dopo aver vinto - solo in questo campionato - cinque volte su cinque; poco perché in un torneo, dominato là in alto dall'equilibrio, il pareggio equivale ad una mezza sconfitta, specie se ottenuto non in uno scontro diretto ma contro un avversario nettamente inferiore.
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La miglior difesa annullata dalla peggior differenza reti
I giallorossi ottengono l'undicesimo clean sheet, ma a pesare sono i pochi gol fatti
Qualcosa non quadra, considerando che Eusebio Di Francesco ha via via ha messo in campo tutti i suoi attaccanti. Certo, se a Genova non ci fosse stato il colpo di follia di De Rossi probabilmente la vittoria sarebbe arrivata; così come se tra i pali del Chievo ci fosse stato il Sorrentino di Milano (quello che si buttava il pallone dentro da solo: un giorno capiremo, forse...) e non il Superman di ieri, ma tutto non può essere ricondotto soltanto a questo. Il dominio sterile non paga. Mai.
Se non altro, la partita contro il Chievo ha confermato che la squadra sa ben difendere, ennesimo clean sheet (e sono 11 su 21 gare complessive), anche se, ne converrete, sarebbe stata davvero un'impresa beccare un gol dagli attaccanti di Rolando Maran. Pur con una partita in meno, la Roma continua ad avere la miglior difesa del campionato insieme con l'Inter e il Napoli, 10 gol, e questo è un dato da non sottovalutare in proiezione futura. Solo che, se si ha un reparto così forte, occorrerebbe sfruttarlo meglio. Alla lunga, e ai fini della classifica, conta la proporzione tra i gol fatti e quelli subiti, e la Roma sotto questo aspetto non sta messa bene, con + 10. L'Inter capolista vanta +23, il Napoli +25 e la Juve +27, e non a caso queste squadre stanno tutte e tre davanti ai giallorossi. Chi si lamentava delle continue vittorie per uno a zero, che il regolamento non vieta, ora non può che rimpiangere quei risultati.
(M. Ferretti)
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