"Non sono Elon Musk o Abramovich, dovrò fare le cose con intelligenza". Daniele De Rossi non sarà il miliardario che compra un club internazionale, ma si presenta a Ostia come salvatore di una società che è nel cuore di tutti gli abitanti del litorale romano. Lo fa esattamente 22 anni dopo il suo esordio in Serie A nella Boma che risale al 25 gennaio 2003. Quella Roma che quattro mesi fa lo ha cacciato dalla panchina dopo quattro giornate. Vicenda di cui preferisce non parlare perché la ferita è ancora aperta, oltre ad essere sotto contratto, scrive Gianluca League su Il Messaggero. Comprare l'Ostiamare per Daniele è un modo per restituire al suo territorio parte di ciò che gli ha dato. Di certo sarà un ingente investimento, perché allo stadio Anco Marzio dovranno essere abbattute tutte le opere abusive, per poi ricostruire un impianto più moderno, funzionale e, soprattutto, in regola. Ecco perché accanto a lui al Cineland di Ostia c'erano il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l'Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Alessandro Onorato e il Prefetto di Roma Lamberto Giannini. Una squadra per lanciare un segnale chiaro: De Rossi, in questa avventura, non sarà solo. "Questa cosa mi piace da morire, per me non è un sacrificio. Costruirò una squadra che ha i miei stessi occhi e la mista stessa visione. Nel prossimo futuro non sarò qui a Roma, ma costantemente aggiornato e ci sono persone in grado di prendere decisioni", ha spiegato chiarendo di non aver rinunciato all'idea di fare l'allenatore. Anzi, è in attesa di una chiamata che potrebbe arrivare anche prima che finisca la stagione. Il tempo che ha a disposizione lo impiegherà tutto per risollevare l'Ostiamare dalla crisi (è quattordicesima in Serie De rischia la retrocessione).
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