Ci sono Ministri, come Graziano Delrio, che sul progetto dello Stadio della Roma vengono smentiti dai propri uffici: "Il nostro parere è positivo". Salvo poi leggere che la direzione dei Trasporti del Mit sostiene appunto il contrario. Altri, è il caso di Luca Lotti (delega allo Sport e al Cipe), che si lanciano in contropiede e in solitaria spiegando che il responso dell'intero Governo è "favorevole", anche se non risulta scritto da nessuna parte.
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Il parere dei direttori generali del ministero va contro le parole dei Ministri. Al Pd dicono: "Non possiamo permetterci di ostacolare lo stadio della Roma"
Sicché se la tecnica - ovvero i direttori generali del ministero - dice che l'operazione così com'è non si può fare perché senza i ponti manca l'interesso pubblico previsto dalla legge sugli stadi, la politica prova ad andare in dribbling con le parole, come scrive Simone Canettieri su Il Messaggero.
La verità, raccontano dall'asse Governo-Nazareno, è che "non possiamo permetterci di ostacolare lo stadio della Roma". Anzi, a ben vedere c'è un tifo niente male. Prima gli emendamenti all'ultima manovrina, adesso il balletto sul parere dello Stato depositato l'altro giorno. «Non è contrario, abbiamo solo detto che c'è bisogno di avere una viabilità adeguata», ha spiegato ieri il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Entrando nel merito, delle sette pagine della relazione il ministero spiega che senza Ponte sul Tevere (che non risulta nel progetto e non è quindi finanziato) non ci può essere lo stadio.
Il ministro Luca Lotti, invece, spiega: "Con un parere positivo da parte del Governo è finalmente arrivato in fondo questo procedimento: direi che abbiamo fatto un enorme passo avanti". Ma il dossier di Palazzo Chigi - che tiene conto del no del Mit, dei dubbi dei Beni culturali sul vincolo della tribuna dell'ex ippodromo e del sì delle strutture del Viminale - non si esprime. C'è un altro Pd, quello che fa opposizione alla giunta M5S in Campidoglio, che ha votato contro la nuova delibera di Virginia Raggi (cubature dell'ecomostro dimezzate, ma opere pubbliche falcidiate), salvo prima chiamare prima i vertici giallorossi scusandosi: "Noi vorremmo dire sì, ma non possiamo". In mezzo, il M5S che ha capito il cortocircuito e ci sguazza.
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