Una lunga linea sottile unisce Roma e Bologna: i due presidenti nordamericani, gli ex Fenucci e Winterling, il pressing di Saputo su Sabatini. Anche l’impatto che hanno avuto Spalletti e Donadoni sulle due squadre è simile. Due rose nate per obiettivi diversi ma valorizzate soltanto dai due allenatori subentrati. Da inizio novembre, Donadoni è l’unico tecnico in serie A ad essere riuscito a bloccare la Juventus. Un altro elemento li unisce: il decisionismo. Lucio non ha esitato a preferire Keita a De Rossi, promuovere El Shaarawy titolare e optare per Perotti falso nueve con Dzeko nove vero in panchina (anche se domani partirà dal primo minuto).
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I Mister provvidenza
Roma e Bologna, due rose nate per obiettivi diversi ma valorizzate soltanto dai due allenatori subentrati, Spalletti e Donadoni
Senza contare la questione-Totti, la metodologia di lavoro imposta a Trigoria («Norman e Lippie sono brave persone, ci si parla bene ma poi si fa un po' quel che mi pare»), la strigliata allo staff medico («Anche i medici devono essere da Roma») fino alla reprimenda pubblica di Sabatini, con tanto di siparietto nella mix zone dell’Olimpico. La rivoluzione di Donadoni è stata più silenziosa ma non meno efficace, scrive Stefano Carina su "Il Messaggero".
Se in mediana potrebbe/dovrebbe rivedersi De Rossi, in porta giocherà certamente Szczesny. Che ieri ha detto: «Arsenal o Roma? Ho parlato con entrambi i club, ma non vi posso dire cosa ho detto loro. Tutti sanno, però, qual è la mia volontà». A Trigoria è il segreto di Pulcinella: il polacco vorrebbe restare. Il ‘problema’ è che Sabatini ha già preso Alisson e la proposta all’Arsenal (rinnovo annuale del prestito) non soddisfa i Gunners.
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