Tre partite con Ivan Juric in panchina, tre storie diverse. La Roma ha mostrato due facce, tanti aspetti confortanti ma, ai soliti problemi strutturali, ne ha aggiunti altri, più di natura tecnico-tattica. Problemi che vanno ricercati nelle caratteristiche della rosa, in rapporto al calcio che vuole proporre il tecnico croato, ben diverso da quello di De Rossi, con cui, proprio quella rosa, era stata allestita, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Intensità, corsa continua, uomo contro uomo a tutto campo. Per giocare così, novanta minuti e tre gare a settimana, ci vogliono calciatori freschi, di corsa, di resistenza, specie se gli impe gni sono ravvicinati: domenica prossima, dopo Monza, la sua Roma avrà giocato cinque partite in due settimane. Juric ha scelto, con il Venezia, otto calciatori che avevano giocato con il Bilbao e la squadra ne ha risentito, non è riuscita a mante nere il livello delle gare precedenti. Forse a Boras, si tenterà l'esperimento contrario, specie in vista del la trasferta di domenica, che andrà affrontata solo 48 ore dopo il rientro dalla Svezia. I giovani danno una mano in questo senso e i casi di Pisilli (che può fare il centrale o il trequartista) e Baldanzi (che Juric ha riportato qualche metro avanti, sfruttando anche le sue "nuove" doti difensive) lo dimostrano, avendo portato in campo una buona dose di energia e di entusiasmo, un aspetto che nell'ultimo periodo era mancato. Cristante è un uomo imprescindibile ma, come Paredes, ha un passo felpato, poco incline alle continue aggressioni alte e alle rincorse in campo aperto. Quanto a Pellegrini: se è un problema, può risolverlo solo lui, i fischi si trasformeranno in applausi con le prestazioni "alla Pellegrini". Koné è l'emblema del suo calcio, ma come abbiamo visto, pure lui ha mostrato due facce nelle due gare ravvicinate (bene con il Bilbao, visibilmente stanco con il Venezia); Juric aspetta il ritorno di Le Fée, che in pratica non ha mai avuto: il francese ha le caratteristiche che piacciono all'allenatore, ma vanno verificate sul campo. Quanto ai problemi strutturali, siamo alle solite: i terzini non convincono e nel gioco juriciano hanno un ruolo fondamentale. Angeliño è l'unico esterno convincente, il Dimarco della situazione. Gli altri sono adattati al ruolo, da El Shaarawy a Saelemaekers (che rivedremo tra qualche settimana). Per quello Juric spera nel reintegro di Zalewski, che in pratica da quando gioca in prima squadra ha sempre fatto il terzino.
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