rassegna stampa

Giallorossi traditi da una sana presunzione

Il tonfo è stato collettivo, tanti sono gli elementi che hanno contribuito e c’è un denominatore comune. Va ricercato nelle settimane e nei risultati precedenti al match.

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Il dibattito è aperto, la ferita ancora sanguinante. Tutti a chiedersi perché e come sia stato possibile subire una sconfitta così clamorosa e umiliante. Roma non ha mezze misure, esaltazione e depressione hanno esili confini, i campioni si trasformano in bidoni e le certezze si sgretolano come castelli di carta. Quello che è accaduto all’Olimpico martedì sera non può essere imputato a questo o a quel calciatore, alle scelte dell’allenatore o alla sola forza dei bavaresi. Il tonfo è stato collettivo, tanti sono gli elementi che hanno contribuito e c’è un denominatore comune. Va ricercato nelle settimane e nei risultati precedenti al match.

La Roma è arrivata alla sfida con il Bayern mostrando forza e autorevolezza. In campionato, Juventus a parte, ha vinto con disinvoltura quasi tutte le gare. Ha fatto a meno di titolari importanti senza battere ciglio, imponendo gioco e personalità. Parallelamente è tornata in Champions asfaltando il Cska e giocando alla pari, se non di più, con il temuto e milionario Manchester City. È arrivata dunque alla sfida con la squadra di Guardiola sentendosi all’altezza, certa di potersela giocare da pari a pari. Tutti ne erano convinti: società, tecnico, giocatori, critica e tifosi. Beffarda e ammaliatrice è arrivata perfino l’adulazione dei rivali. Il denominatore comune è la presunzione. Una sana presunzione, maturata con risultati e prestazioni di alto livello, però fatale e illusoria.

Dopo il vantaggio di Robben si è innescato il corto circuito. Il mondo è crollato, la testa e le gambe si sono bloccate, la Roma è franata incapace di reagire e di giocare il proprio calcio, nuda davanti alle certezze che si era create. Per arrivare ai livelli del Bayern, che sono quelli del Real Madrid e forse di Chelsea e Barcellona, non può bastare un anno e mezzo.

Per affrontare il futuro bisogna conoscere il proprio passato, per questo non va dimenticato che la Roma, da quattro anni assente dall’Europa che conta, è stata inserita nella quarta fascia, la stessa di Bate Borisov e Maribor, anche loro sommerse da grappoli di reti. La Roma non è certo paragonabile alle due modeste formazioni, ma è giusto ricordarlo per ridare al tutto la giusta dimensione. La Champions deve essere un prestigioso stimolo, lo scudetto l’obiettivo.