rassegna stampa

Garcia si arrampica sugli specchi: «Ci manca la fortuna»

Tante giustificazioni e poche ammissioni di responsabilità. "Quando una squadra, come facciamo da settimane, ‘spacca’ tutto nel secondo tempo e non lo fa nel primo, vuol dire solo che sta benissimo sul piano fisico".

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Che sia in confusione anche lui, se ne ha la conferma alla prima risposta che Rudi Garcia concede nel post-gara: «Viviamo un momento in cui ci sono tanti problemi, ma salvo la grande reazione della squadra. Non solo siamo stati sotto di un gol ma anche con un uomo in meno». Nello studio di Sky, qualcuno abbozza un sorriso, altri sgranano gli occhi. In effetti tra l’espulsione di Manolas e quella di Saponara sono trascorsi appena nove minuti (nel primo tempo). Troppo pochi per giustificare un pareggio contro una squadra che lotta per non retrocedere. Sentendolo parlare, tornano in mente le parole che in uno slancio di sincerità aveva dispensato il 2 gennaio: «Ogni allenatore è un attore: deve essere in un modo con i giocatori, in un altro di fronte alla stampa». E ieri, ancora una volta, la metamorfosi da Dottor Jekyll a Mister Hyde è stata completa, provando a giustificare una prova che ha ben poco di giustificabile: «Ripeto, la reazione della ripresa è da grande squadra. Tatticamente, fisicamente e mentalmente abbiamo dimostrato che ci siamo. Dobbiamo fare di tutto per combattere questa sfortuna che abbiamo da un po’. Le cose andranno meglio quando avrò più scelte, ora non ne ho». Non ha tutti i torti anche se sarebbe bastato tenere un paio di giorni in più Destro, prima di lasciarlo partire, per non essere costretti ieri sera ad inserire il talentuoso Verde, classe '96, dal sicuro avvenire ma ancora acerbo per questi livelli.

GIUSTIFICAZIONI -  Gli scudetti si perdono anche così. Anche perché i problemi erano chiari da tempo. Dalla serie infinita dei ko muscolari alla partenza di Gervinho e Keita per la coppa d’Africa, passando per il sofferto rientro di Strootman e i malumori di Destro, la Roma ha deciso di non intervenire. O di farlo in ritardo, con gli arrivi di Doumbia e Ibarbo, quando la corsa-scudetto, se la Juventus dovesse vincere nel pomeriggio a Udine, potrebbe essere già compromessa. Tra l'altro il centravanti (e il compagno di nazionale Gervinho) è ancora impegnato nella competizione continentale e rischia, se supererà oggi l'ostacolo Algeria, di tornare solamente a metà febbraio. Il colombiano (oggi verrà definita l'operazione con il Cagliari), invece, è fermo da un mese per un problema al polpaccio. Non il miglior biglietto da visita dovendo arrivare in una squadra che in stagione è già a quota 19 (comprese le ricadute) alla voce infortuni muscolari. Garcia invece si appella ancora alla sorte: «Siamo stati sfortunati con Iturbe, sulla traversa di Astori, sul fatto che Strootman ha chiuso in anticipo la stagione. La prima rete poi, è stata casuale, i difensori sono stati presi controtempo dopo il lancio del portiere». Tante giustificazioni e poche ammissioni di responsabilità. Come quando gli viene fatto notare che la squadra continua a giocare a sprazzi, senza trovare mai il cambio di passo necessario. Il tecnico si chiude a riccio: «Quando una squadra, come facciamo da settimane, ‘spacca’ tutto nel secondo tempo e non lo fa nel primo, vuol dire solo che sta benissimo sul piano fisico. Dobbiamo solamente cercare di fare queste cose dall’inizio». Riesce nell’impresa di dribblare anche i fischi dell’Olimpico: «Penso che invece i nostri tifosi siano contenti del nostro secondo tempo. Dobbiamo solo curare questa malattia di pareggiare». L’impressione è che continuando a negare quando sta accadendo, sarà difficile.