rassegna stampa

Garcia, mille giorni di emozioni svanite

Era un mercoledì e Rudi Garcia stringeva la mano di James Pallotta a New York. «Siamo molto felici e fiduciosi della scelta di Garcia. Ha dato prova di essere un vincente e crediamo rientri nei nostri piani per il futuro»

Redazione

Da New York a Miami, dall’ingaggio all’esonero, dal grande sogno all’incubo più nero. Il viaggio romanista di Rudi Garcia, come evidenzia Benedetto Saccà su Il Messaggero, si è allungato per quasi mille giorni: 945, per essere esatti, ad oggi.

Dietro di sé Garcia lascerà soprattutto una scia di ambizioni evaporate, un mare di punti interrogativi, anche qualche palpito puro, non fosse altro per i derby mai persi e per un paio di sberle restituite alla Juventus. È poco.

Era un mercoledì e Rudi Garcia stringeva la mano di James Pallotta a New York. «Siamo molto felici e fiduciosi della scelta di Garcia. Ha dato prova di essere un vincente e crediamo rientri nei nostri piani per il futuro», spiegò il presidente. Con la cura dell’artigiano e la motivazione del campione, Garcia allestì una squadra formidabile. Una squadra da record. Tanto che dal 25 agosto al 31 ottobre del 2013 la Roma infilò una sequenza da primato di dieci successi consecutivi in campionato. Trenta punti raccolti in dieci giornate, un’opera d’arte, un’impresa da imperatore di Francia.

Fu un momento di gloria, e lì Rudi si consegnò all’arte dell’aforisma, inventandosi frasi come «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio», oppure «Il derby non si gioca ma si vince». Al tramonto della stagione, pur tagliando il traguardo degli 85 punti, un altro record, la Roma arrivò seconda con un ritardo di 17 punti rispetto alla Juventus. E nei tre turni finali, oltre tutto, subì addirittura tre sconfitte di fila, dimostrando in controluce già i tratti di una fragilità che presto si sarebbe rivelata catastrofica.

Tornati in Europa, i giallorossi esordirono il 17 settembre 2014, sbriciolando il Cska Mosca. Poi non vinsero più una gara di Champions: e, anzi, incassarono l’umiliante 1-7 interno contro il Bayern Monaco. Ecco, è stato quello l’istante in cui il mondo di Garcia si è spaccato, e la sua magia volatilizzata, e ogni caposaldo ricaduto sulla terra della realtà.

Da allora, dal 21 ottobre del 2014, la Roma non è stata più la Roma di Rudi Garcia.