Ieri Pallotta, anche se da lontano, ha fatto finalmente sentire la sua presenza. Come scrive Ugo Trani su Il Messaggero ora tutta la Roma, nessuna componente esclusa, resta congelata. Cioè in attesa di giudizio.
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Garcia, l’esonero non è più evitabile
Oltre all'allenatore rischiano in tanti, comprese quelle figure finora risparmiate solo perché chiamate a ricoprire ruoli strategici
Alcune decisioni potrebbero essere prese anche nelle prossime ore, altre a fine stagione. Il più vicino alla porta è ovviamente l’allenatore che, dovendo scegliere un obiettivo per l’attacco frontale dopo il pari di sabato sera con il Milan, ha puntato al bersaglio più grosso e al tempo stesso più scomodo. Mirino sul preparatore atletico Norman che è stato scelto dalla proprietà. La raffica premeditata gli sarà fatale.
Pallotta non ha dormito e, di prima mattina, ha subito replicato duramente a Garcia «La Roma è preparata bene, ma non sa più vincere. Manca la mentalità». Baldissoni si è arreso, Sabatini ancora no. Se il dg non si oppone più all’esonero, il ds prende tempo e guarda al futuro: De Rossi senior traghettatore (o Leonardo) e Conte a giugno.
La situazione, almeno da Boston, è più chiara di quanto lo sia a Roma. Dove ognuno va per conto suo e pensa a se stesso. In campo e in ufficio.
Intanto Sabatini ha contattato gli amici procuratori. Che non tradisce mai. Ha discusso con loro di Sampaoli: il ct del Cile, in vacanza proprio a Miami e sotto contratto fino al 2018, ha provato a liberarsi, pagando 350 mila dollari. Niente da fare: la clausola è di 6,5 milioni. Oggi sarà con la famiglia a Zurigo (sfida Guardiola e Luis Enrique per essere il 1° al mondo).
Ma il presidente non si fida più. Così svicola, pure su Bielsa, e insiste, spinto dal braccio destro Zecca, per Spalletti (contratto da 2 anni e mezzo) che ha già detto sì. Tecnico scomodo, però, per Baldissoni e Sabatini. Pallotta affronterà oggi la questione con il dg. Per averlo in panchina all’Olimpico domenica contro il Verona.
«Se vivessi a Roma, le cose andrebbero meglio». Il conto del presidente, da presentare a chi ha governato a Trigoria in questi anni, sarà presentato nei dettagli e nelle cifre. Che non sono solo economiche.
Pallotta ha capito di essersi affidato allo staff sbagliato. Sono 5 i motivi che inchiodano l’attuale management e: 1) i risultati, considerando le spese: il 5° posto a 7 punti dal Napoli primo è inaccettabile; 2) le operazioni di mercato degli ultimi 2 anni non lo hanno convinto: non bastano più le plusvalenze, anche perché la Roma, pur pagando ingaggi da top club, peggiora invece di migliorare (a proposito: il papà di Gerson già pensa di portarsi via il figlio...); 3) i rapporti fiacchi con le istituzioni: l’appuntamento solo annunciato e non fissato con il Prefetto ha esposto lui e la società a una figuraccia senza uguali che ha fatto il giro del pianeta; 4) le presenze all’Olimpico (-39 per cento) certificano il calo di passione: la gente che non condivide le strategie del club; 5) i report superficiali e annacquati sulla Roma: non è vero che tutto va bene a Trigoria, come spesso gli è stato raccontato: la squadra non è così forte e la stessa società come immagine non ha acquistato potere. Basta e avanza per il repulisti.
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